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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2011 alle ore 13:14.

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Il fabbisogno delle banche italiane è di 11 miliardi. Metà solo per UniCredit, ecco le stime di GoldmanIl fabbisogno delle banche italiane è di 11 miliardi. Metà solo per UniCredit, ecco le stime di Goldman

È di oltre 11 miliardi di euro il fabbisogno delle principali banche italiane, di cui più della metà in capo alla sola UniCredit. Questa è la cifra che, secondo un recente report di Goldman Sachs, i maggiori istituti di credito del nostro paese dovrebbero raccogliere per adeguare il proprio core tier one (uno dei principali coefficienti patrimoniali) ai nuovi standard di Basilea 3. L'indice, che rappresenta il capitale di più alta qualità di una banca ed è misura della sua solidità, dovrebbe essere sopra l'8%. Una soglia che sale al 10 per cento per le banche cosiddette "di sistema" (UniCredit e Intesa Sanpaolo).

A Piazza Cordusio servono 5,798 miliardi di euro
La fetta più consistente degli 11 miliardi di deficit di capitale, stimato da Goldman per le banche italiane, è in capo a UniCredit. A Piazza Cordusio servirebbero 5 miliardi e 798 milioni di euro (il 17% della sua attuale capitalizzazione). Si tratta di una stima prudenziale perché calcolata su un core tier 1 "obiettivo" al 9 per cento. Per le banche "troppo grandi per fallire" dovrebbe essere al 10%. Per raggiungere questa soglia Intesa Sanpaolo ha recentemente varato un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.

A Ubi ed Mps serve uno sforzo in più
In queste settimane si è parlato anche di un rafforzamento patrimoniale anche per Mps. La cifra dell'operazione, secondo le anticipazioni, sarebbe di 2 miliardi di euro. Perché il core tier one di Monte Paschi possa salire dal 6,1% attuale all'8%, secondo Goldman dovrebbero essere aggiunti altri 327 milioni di euro. Servirebbe uno sforzo in più anche a Ubi Banca, che ha recentemente varato un aumento di capitale da un miliardo di euro. Secondo gli analisti di Goldman Sachs, se a questa cifra si aggiungessero altri 390 milioni, il coefficiente di patrimonializzazione potrebbe tranquillamente arrivare alla soglia obiettivo dell'8%.

L'elenco prosegue con Banco Popolare. Per l'istituto di credito, che a gennaio ha lanciato un aumento di capitale da due miliardi, Goldman calcola un "capital gap" di 1 miliardo e 492 milioni (pari al 37% del capitalizzazione). Ci sono poi Banca Popolare di Milano (350 milioni pari al 27% del market cap) e Credito Valtellinese a cui mancherebbero 173 milioni per considerarsi ben patrimonializzata.

La più solida è Credem
L'unica a non aver problemi è Credem che ha chiuso il 2010 con un rispettabile core tier one all'8,6%, ben al di sopra della soglia di tranquillità. Tra i punti di forza della banca emiliana c'è poi la buona qualità degli asset. Il "non performing loan ratio", cioè il rapporto tra i crediti non performanti (sofferenze e incagli) e il totale dei crediti è a un modesto 1 per cento. Per questo motivo il Credem è l'unica ad essere stata risparmiata da Keefe, Bruyette & Woods, che recentemente ha tagliato il rating sul settore bancario del nostro paese. Anche il broker americano stima un deficit di "capitale". Nel complesso, secondo una stima di Kbw, Mps, Banco Popolare, Bpm, Ubi e Credem, dovrebbero raccogliere sul mercato 3 miliardi di euro per arrivare ad avere un core tier one all'8 per cento. La cifra raddoppierebbe con l'obiettivo al 9 per cento.

Domani con Plus24 in edicola approfondimenti sul fabbisogno delle banche italiane e sul caso Credem

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