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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 15:59.

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Il Ministro delle finanze olandese Jan Kees de Jager con Giulio Tremonti all'Ecofin. Apr 8, 2011 (AFP PHOTO / GEORGES GOBET)Il Ministro delle finanze olandese Jan Kees de Jager con Giulio Tremonti all'Ecofin. Apr 8, 2011 (AFP PHOTO / GEORGES GOBET)

BUDAPEST - Il fondo italiano che farà perno sulla Cassa Depositi e Prestiti sarà aperto anche a privati e a investitori stranieri. Lo ha confermato Giulio Tremonti nella conferenza stampa al termine delle riunioni informali dei ministri finanziari e dei banchieri centrali europei. Il ministro dell'economia, però, non ha voluto precisare se tra gli investitori stranieri ci saranno i cinesi.

Ha voluto solo ribadire più volte che l'idea di dotare il paese di un «fondo strategico esattamente come il fondo strategico francese» non riflette «una logica protettiva» (non ha usato il termine protezionistica) bensì «espansiva». Oggi esiste un problema di dimensione delle imprese, di negoziato complesso con i paesi terzi, ha detto Tremonti, «in passato abbiamo pensato che la crescita fosse solo fusioni da incentivare, oggi è diverso». In sostanza, ha respinto il giudizio secondo cui il fondo strategico italiano (di fatto un fondo sovrano che dovrebbe avere partecipazioni private) sia una leva anti-scalata. Quanto alla base di capitale, la cifra di 20 miliardi di euro di cui si parla, secondo il dg del Tesoro Vittorio Grilli, è circolata perché l'analogo fondo francese è partito proprio con una dotazione appunto di 20 miliardi.

Nessun commento invece sul caso bollente Parmalat-Lactalis. Tremonti ha definito l'incontro di ieri con il commissario europeo al mercato interno Michel Barnier "cordiale e costruttivo", ma si e' rifiutato di entrare nel merito, di commentare o informare a stampa sulla richiesta di chiarimenti per le misure prese recentemente dal governo (il decreto sull'estensione dei tempi per la convocazione delle assemblee degli azionisti e il decreto Cassa Depositi e Prestiti sull'acquisizione di partecipazioni), richiesta formalizzata in una lettera della Commissione. Il ministro si è limitato a dire di essere d'accordo con quanto affermato da Barnier ("Ho fiducia che l'Italia rispetterà le regole sulla libera circolazione dei capitali e di concorrenza") rinviando al dibattito parlamentare di martedì prossimo.
Sull'altro tema caldo del momento, gli stress test bancari e il modo in cui i governi garantiranno la preparazione di misure nel caso in cui alcuni istituti non dovessero superarli, Tremonti ha indicato che le banche italiane sono solide e non e' previsto un fondo per interventi di ricapitalizzazione. "Non c'è preoccupazione per le banche, che per fortuna non hanno avuto bisogno di interventi pubblici" diversamente da quanto è avvenuto in altri paesi europei. Grilli, ha aggiunto che la struttura del sistema bancario italiano "è forte per cui non sono necessarie misure emergenziali". E' importante comunque che "questa forza sia ribadita rivolgendosi al mercato per rafforzare il capitale anticipando la tempistica di Basilea III: piu' che meccanismi di ‘backstop' si tratta di un gioco di anticipo".

Quanto alla fiscalità di vantaggio per il Sud, il ministro ha confermato che sono in corso discussioni con la Commissione europea per verificare lo spazio di manovra nel rispetto delle regole sugli aiuti di stato, ma non ha fornito indicazioni precise: "Stiamo discutendo, siamo prudenti". In termini generali se ne parlerà nel piano di riforma nazionale che il governo presenterà a Bruxelles al più tardi entro fine mese.

Infine Tremonti ha sottolineato la necessità che la Ue allarghi ancora di più la nozione di debito in relazione agli effetti concreti sull'economia: i debiti non uno o due, ma tre. Il primo è il debito pubblico classico al quale il ministro aggiunge in parallelo il debito privato: di questo si occupa la supervisione europea sui bilanci pubblici e le politiche macro-economiche. Il secondo debito è "geopolitico" e ha a che vedere con le relazioni tra Unione europea e Africa/Medio Oriente: Tremonti insiste su un'Iva europea per finanziare lo sviluppo. Il terzo debito è nuovissimo e riguarda la questione nucleare: si tratta di ‘internalizzare' nella contabilità nazionale anche i costi delle centrali nucleari tenendo conto dell'assicurazione con i rischi, dell'impatto dei disastri, dello smantellamento. "Non si tratta di essere pro o contro il nucleare – ha detto il ministro -, ma di ricalcolare il pil sulla base del ‘debito nucleare', così come proiettiamo il debito pensionistico nel futuro dobbiamo calcolare il debito relativo al rischio". Chi ha tante centrali nucleari risulterebbe così avere un debito pubblico più elevato, chi non ce l'ha (attualmente l'Italia) no. Tremonti vuole parlarne all'Ecofin, ma preferirebbe cominciare dal lancio di questa idea al Parlamento europeo. (Il Sole 24 Ore Radiocor)

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