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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 09:59.

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Atene pensa di allungare le scadenze dei bondAtene pensa di allungare le scadenze dei bond

Prima di considerare l'ipotesi più estrema, cioè il taglio del valore nominale dei titoli, c'è un'ipotesi più soft per rendere sostenibile il debito greco: l'allungamento delle scadenze. Ed è proprio a questa eventualità, che avrebbe un impatto meno drastico sul sistema creditizio europeo, che starebbe pensando il governo greco secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa locale.

Si tratterebbe di una sorta di "ristrutturazione di velluto", come viene chiamata, perché si baserebbe su accordi contrattati in maniera volontaria con i vari creditori secondo il quotidiano Ta Nea. Un altro giornale greco, Isotimia, scrive che l'esecutivo starebbe pensando a un'estensione delle scadenze di circa cinque anni. Anche in questo caso dopo un accordo con i creditori. Nessuna decisione sarebbe stata ancora presa in proposito, ma il piano sarebbe stato discusso dai vertici dell'esecutivo.

Fino a pochi giorni fa l'eventualità di una ristrutturazione era stata negata con forza dal governo. Il ministro delle finanze George Papaconstantinou si era detto fiducioso che i mercati (che al momento continuano a scommettere su una ristrutturazione facendo schizzare all'insù i rendimenti dei titoli greci) si sarebbero calmati nei prossimi mesi. Per questa ragione Atene avrebbe proseguito le emissioni anche nel 2012. L'anno prossimo peraltro andranno a scadenza oltre 51 miliardi di obbligazioni, come emerge dalla banca dati Capital Iq di Standard & Poor's.

Al momento la situazione resta tesa. Goldman Sachs ha stimato che un haircut (cioè riduzione del valore nominale dei titoli) potrebbe avere un impatto massimo sui conti delle banche europee nell'ordine dei 41 miliardi di euro.

Da parte loro gli analisti di Intesa Sanpaolo ritengono «l'opzione di una immediata ristrutturazione del debito greco possa essere molto costosa non solo per la Grecia, ma anche per la zona euro». L'haircut cioè potrebbe non bastare «a tagliare la montagna di debito e a rassicurare i mercati circa la sostenibilità di medio termine». La ristrutturazione resta comunque una strada obbligata per gli addetti ai lavori. Il dilemma è quando metterla in atto. «I costi di attuarla ora appaiono superiori ai benefici» si legge nel weekly economic monitor della banca italiana. Molto meglio tra un paio d'anni quando potrà essere «gestita all'interno di un meccanismo permanente di gestione della crisi» (il riferimento è al fondo salva stati ndr.).

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