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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2011 alle ore 14:28.

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«Derivati, più vigilanza dalle Authority»«Derivati, più vigilanza dalle Authority»

L'Antitrust ha cercato di fare molto per aumentare trasparenza e concorrenza in campo bancario. Avete anche sollecitato lo scioglimento degli intrecci nel capitalismo italiano. Sembra, però, che tra ricorsi al Tar e reazioni del mondo bancario, alla fine siete stati un po' costretti all'angolo...

Se devo fare un bilancio, le vedo positivo. Prima che la competenza sulle banche fosse attribuita all'Antitrust c'era maggiore opacità, esisteva il diritto medievale allo ius variandi, non c'era chiarezza sul costo delle operazioni bancarie, sul costo medio del conto corrente, sui costi del bancomat, nessuno aveva mai indagato sulle di carte di credito, non c'era portabilità dei mutui. Certo sul tema centrale, quello della concorrenza, i nostri appelli ad una legge che introducesse un principio semplice, ovvero che non si consentissero gli intrecci di incarichi nei cda delle società che dovrebbero essere in concorrenza tra loro, sia bancarie sia assicurative, non sono stati ascoltati. Abbiamo chiesto al ministro per lo Sviluppo economico che fosse inserita nella legge sulla concorrenza, ma il disegno di legge non viene nemmeno approvato dal Consiglio dei ministri. La delusione la registriamo per la poca attenzione che ci viene prestata dalla politica.

È ancora convinto della necessità che Mediobanca riduca la sua quota in Generali?
Se Mediobanca e Generali continuano a sostenere che non c'è controllo di fatto di Mediobanca (che ha il 13,4%, ndr) sulla compagnia di Trieste e che invece noi riteniamo esistere, allora l'istituto di piazzetta Cuccia dovrebbe essere coerente e cedere, non una piccola quota, ma il 50% del suo investimento. Sia chiaro che l'Antitrust allo stato attuale non ha poteri per chiedere la riduzione. Certo è che un sistema delle assicurazioni e delle banche più aperto non potrebbe che arrecare un beneficio ai consumatori.

Credit Agricole, socio di Intesa, valuta se sottoscrivere l'aumento di capitale della banca quando invece ha impegni con voi per scendere sotto il 2 per cento. L'a.d di Intesa, Corrado Passera, dice che il tema antitrust ormai riguarda solo i francesi. È d'accordo?
Penso che il problema con l'Antitrust riguardi il Credit Agricole, ma anche Intesa, perché la procedura di inottemperanza, che ancora non è chiusa ma prudentemente è stata lasciata aperta, riguarda prioritariamente Intesa visto che gli impegni originari li avevano assunti loro.

Il Governatore Draghi ha sollecitato più liberalizzazioni nei trasporti e nelle infrastrutture per far ripartire la crescita. Era un vostro cavallo di battaglia, lo avete un po'abbandonato?

Le dichiarazioni di Draghi rafforzano le tesi dell'Antitrust. Mi sembrava di essere rimasto il solo a sostenere l'urgenza di una politica di liberalizzazioni. Nel settore dei trasporti è importante che sia creato un regolatore indipendente, non solo per le ferrovie. Nel settore ferroviario la presenza di incroci tra il regolatore, ovvero il ministero delle Infrastrutture, e il proprietario, il ministero del Tesoro, e la commistione presente nel gruppo ferroviario pubblico di società tra loro collegate ad una holding (quella che fa infrastrutture e quella che fa servizi sulle infrastrutture), fa sì che in Italia un'authority dei trasporti sia assolutamente necessaria. Non è un caso che l'Unione europea abbia aperto una procedura d'infrazione sulla questione. Questa authority si dovrebbe occupare anche di altri monopoli naturali, come le autostrade e gli aeroporti. L'Antitrust ha dato disponibilità, per ovviare al problema dei costi di costituzione di una nuova autorità, ad assumere in via temporanea questi poteri creando una divisione ad hoc di vigilanza, distaccata dalla divisione che si occupa di antitrust. Questa idea trova qualche consenso politico, l'abbiamo proposta per la legge sulla concorrenza, ma si tratta di capire se c'è veramente la volontà di liberalizzare.

Gli aeroporti stanno cercando di inserire, nei nuovi contratti di programma, la possibilità di allungare le concessioni. Non è un'ulteriore chiusura del mercato?
La questione non è tanto allungare o accorciare una concessione. Dovrebbe essere un'authority indipendente a stabilire, rispetto all'investimento necessario, qual è il termine equo di durata della concessione per ripagarlo. Questo non lo può fare un'autorità governativa e neanche il diretto interessato.

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