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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2011 alle ore 14:43.

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Microsoft è pronta a mettere la mani su Skype e con il deal scriverà l'ennesima pagina di una storia che non conosce fine. Anzi, si arricchisce anno dopo anno di capitoli quanto mai densi di contenuto. La crescita per acquisizioni è un modello che ha marchiato in modo indelebile il mondo dell'Information Technology negli ultimi 10-15 anni. La lista delle acquisizioni e delle fusioni concluse in questo arco temporale è talmente lunga che è praticamente impossibile ricordarle tutte e anche solo per quelle a nove zeri occorrerebbe un certosino lavoro di setaccio degli archivi.

Volendo inziare dalla fine, dall'assegno di oltre 8,5 miliardi di dollari che il gigante di Redmond staccherà per portarsi a casa Skype, ha forse senso partire da dove la storia "finanziaria" di Skype è decollata, e cioè dal settembre 2005, quando eBay ne annunciò l'acquisizione per 3,1 miliardi di dollari. Come sia andato a finire il progetto della società americana di mettere a fattor comune il servizio di aste on line e relativa piattaforma di pagamento (PayPal) con il software di comunicazione e telefonia via Internet è noto: nell'autunno del 2009 eBay vende per 1,9 miliardi di dollari il 70% del pacchetto azionario a un fondo d'investimento privato (del quale fa parte uno dei fondatori di Skype) e da quel momento Skype è sul mercato, in attesa del miglior offerente. Microsoft, per l'appunto.

Per la società di Redmond si tratta dell'investimento più oneroso della sua storia. Poco, però, se fosse andata a buon fine l'offerta da 44,6 miliardi di dollari che nel febbraio del 2008 il Ceo Steve Ballmer mise sul tavolo per comprare Yahoo!. L'allora Ceo della Internet company californiana, Jerry Yang, la rifiutò dando vita a un tormentone ricco di colpi di scena (fra cui la sua dipartita in favore di Karol Bartz) che si è concluso con un accordo sul fronte dei servizi di search (per altro al momento poco produttivo dal punto di vista dei profitti). E non meglio è andata alla stessa Yahoo!, che nel 2003 pagò 1,6 miliardi di dollari Overture, a quel tempo il più importante e quotato rivale di Google per la pubblicità legata alle ricerche su Internet.

Quella di Microsoft era una mossa che voleva contrastare il dominio nella pubblicità on line di Google, salita a sua volta agli onori delle cronache finanziarie un paio di anni prima, quando – nell'ottobre del 2006 – investì 1,65 miliardi di dollari per rilevare gli asset di YouTube (fondata nel 2005 da tre ex dipendenti di eBay grazie agli 11,5 milioni di dollari investiti da Sequoia Capital), a suo tempo già regina dei video on line con circa 30 milioni di utenti nel mondo. La casa di Mountain View ha poi spinto sull'acceleratore delle acquisizioni portandosi a casa decine di start up e società specializzate (vedi AdMob in campo advertising) ma vedendosi rifiutare l'assegno da 5,3 miliardi preparato a dicembre per scalare la stella emergente Groupon.

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