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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2011 alle ore 15:04.
Da un lato Bolzano, Cremona, Trento, Sondrio e Verona. Dall'altro, il Medio Campidano, Brindisi, Taranto, Carbonia–Iglesias e Foggia. Un divario verticale tra province ricche del Centro-Nord, in grado di indebitarsi ben oltre la media nazionale, e quelle povere delle Isole e del Sud. All'apparenza, è assai tradizionale il quadro dell'analisi sull'importo medio del credito al dettaglio erogato nel 2010 di Crif Decision Solutions, società leader in Italia ed Europa nelle soluzioni a supporto del credito retail.
All'apparenza, appunto: perché il divario tra Centro-Nord e Sud resta enorme (la media dei mutui erogati nel 2010 a Bolzano è stata pari a due volte e mezzo quella elargita nel Medio Campidano), ma l'indebitamento cresce molto di più in alcune realtà isolane e meridionali. Nella provincia sarda dell'Ogliastra, pur restando sotto la media nazionale, i valori medi dei mutui sono cresciuti del 33,9%, segnando il record nazionale. Seguiti dal 22,1% di Olbia-Tempio Pausania e del 15% a Oristano e dintorni, in seconda e terza posizione. Dunque la "cultura del debito", considerata (non sempre a ragione) indice di modernità, si sta diffondendo – insieme ai rialzi dei prezzi immobiliari – anche nelle aree sinora marginali.
L'analisi di Crif mostra dinamiche diverse a seconda del tipo di contratto. I prestiti personali hanno segnato il passo (a livello nazionale si è segnato -0,9% su base annua per l'erogato medio, a fronte del +1,8% del 2009 sul 2008), con un calo molto rilevante di quelli finalizzati (-13,7% dopo il -10,1 del 2009), mentre hanno recuperato smalto i mutui, con un moderato aumento.
«Nel 2010 si è assistito a una limitata ripresa dell'economia, ma resta forte l'incertezza sui tempi di un effettivo recupero delle posizioni pre-crisi», spiega Daniela Bastianelli, senior analyst di Crif Decision Solutions -. I mutui hanno ripreso vigore sia per le nuove erogazioni che per sostituzioni e surroghe di vecchi contratti, grazie ai decreti Bersani che hanno permesso alla clientela una migliore gestione dei propri impegni». Un impatto l'hanno avuto anche lo stallo del mercato immobiliare con il calo dei prezzi accompagnati con bassi tassi d'interesse. Male invece il credito al consumo, frenato dai consumi di beni durevoli che anche nel 2010 sono calati (-1,9% su base annua, addirittura -7,4% nell'ultimo trimestre) con il crollo delle immatricolazioni auto per il mancato rinnovo degli incentivi. «L'andamento ancora negativo – aggiunge Bastianelli – si spiega col fatto che il 2010 è stato un anno di debole ripresa economica, una disoccupazione particolarmente alta, oltre l'8% con punte vicino al 30% per i giovani, limitata dinamica dei redditi».
Proprio la maggiore prudenza degli intermediari ha impedito che in Italia esplodesse, come all'estero, il rischio nel credito alle famiglie, anche se nel biennio 2008-09 gli indicatori sono cresciuti in modo notevole. Le famiglie italiane sono meno indebitate della media europea, con un rapporto rispetto al reddito disponibile che nel primo semestre 2010 era del 65%, contro il 97% a marzo 2010 per la media dell'area Euro e il 155% Del Regno Unito nel 2009.
I consumatori, più consapevoli e maturi nell'"acquistare" credito, e la nuova normativa Ue sul credito al consumo si focalizzano sulla sostenibilità del debito per le famiglie e reso il "responsible lending" (affidamento responsabile) argomento caldo per le aziende di credito. Sono stati messi a punto avanzati modelli di sostenibilità che considerano, ad esempio, gli oneri passati e prospettici, la volatilità del risparmio, i consumi familiari, il rischio di credito, l'evoluzione del debito complessivo dei richiedenti. Questo approccio consentirà agli istituti di credito di offrire ai clienti una consulenza ad hoc sui bisogni finanziari, in linea con quanto richiesto dalla nuova Direttiva Ue per coniugare esigenze del consumatore e offerta creditizia, in un'ottica di equilibrata gestione del credito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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