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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 13:46.
Nei momenti di panico, raccontano dalle stanze dei trader, i big fanno i migliori affari (e di conseguenza i piccoli accusano le maggiori perdite). Perché? Perché aumenta la volatilità, la confusione, l'emotività. È questa la parola chiave: che spesso in finanza (comportamentale) equivale a perdita. Dalle stanze dei trader alle case delle famiglie che hanno stipulato un mutuo (o sono lì lì per farlo) la storia non cambia. Anche in questo caso l'emotività può giocare cattivi scherzi. Può trasportare il mutuatario lontano dalla razionalità delle logiche finanziarie e condurlo dritto dritto verso il mutuo (e il tasso) sbagliato.
Calcola la rata al variare del tasso d'interesse
Quando aumenta l'emotività si corre il rischio di sbagliare mutuo
Restando sul tema dei mutui, volatilità, confusione ed emotività aumentano quando i tassi di interesse si muovono in modo repentino, ossia quando lo scostamento quotidiano degli Euribor (i parametri a cui sono agganciati i mutui a tasso variabile) e degli Irs (i parametri a cui sono agganciati in partenza i mutui a tasso fisso) è forte, oppure quando la Banca centrale europea muove i tassi ufficiali di riferimento. Come ha fatto, per la prima volta da maggio 2009, lo scorso 7 aprile, quando l'istituto di Francoforte ha alzato il costo del denaro dall'1 all'1,25 per cento. Un piccolo ritocco, peraltro ampiamente atteso, che però, unitamente alle previsioni di nuovi mini-rialzi (se ne ipotizza un altro paio da qui a fine anno) sta facendo risalire l'asticella dell'emotività di chi si approccia verso un nuovo mutuo o verso la surroga/rinegoziazione di un contratto ipotecario già stipulato, influenzandone inevitabilmente le scelte.
Il ritorno del mutuo variabile con cap
Non è un caso se in questa fase, tra le grandi novità sul lato della domanda, stia tornando in auge il mutuo a tasso variabile con cap. Un finanziamento a tasso variabile fino a una certa soglia, oltre la quale, in caso di ulteriori aumenti, la rata non può più salire perché viene "protetta" dal "cap" che in italiano vuol dire, appunto, copertura.
«I mutui variabili con cap stanno suscitando un forte interesse nella clientela retail, con richieste balzate dal 15% del totale a gennaio 2011 al 23% del totale a marzo - spiega Gionata Fiorentini, amministratore delegato di Money360.it, portale dedicato al confronto delle offerte e all'intermediazione nel mondo della finanza personale -.Tali prodotti soddisfano la costante ricerca dei consumatori di mutui convenienti, che non diventino economicamente insostenibili nel medio termine. I mutuatari, a fronte di uno spread mediamente di 0,50% superiore a quello previsto per i mutui a tasso variabile puro, acquistano la tranquillità che il tasso applicato al loro mutuo non supererà un determinato tetto, indicativamente attorno al 5,70%».
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