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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 07:47.

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Intesa dà il via all'aumento (Ansa)Intesa dà il via all'aumento (Ansa)

L'aumento di capitale di Intesa Sanpaolo sarà effettuato al prezzo di 1,369 euro per azione. La decisione è stata presa ieri sera dal consiglio di gestione presieduto da Andrea Beltratti, dopo le consultazioni finali con le banche del consorzio di collocamento e garanzia guidate da Bofa-Merrill Lynch e Banca Imi.

L'operazione da 5 miliardi, che debutterà sul mercato lunedì prossimo per concludersi il 10 giugno, avverrà attraverso l'emissione di 3,651 miliardi di titoli, nel rapporto di due nuove azioni ordinarie ogni 7 vecchie ordinarie o di risparmio possedute. Il prezzo di emissione di 1,369 euro (contro i 2,01 della chiusura di ieri in Borsa), spiega una nota della banca, «è stato determinato applicando uno sconto del 24% sul Terp (Theoretical ex right price)», in linea con la media di analoghe operazioni effettuate in Europa da inizio anno. Da lunedì, dunque, il titolo Intesa Sanpaolo quoterà ex diritto di opzione ed ex dividendo (0,08 euro per le ordinarie, 0,09 per le risparmio). Le maggiori Fondazioni azioniste, cui fa capo il 24,857% del capitale, hanno già garantito la sottoscrizione pro-quota.

L'aumento di capitale da 5 miliardi di Intesa Sanpaolo è la prima ricapitalizzazione ad arrivare sul mercato tra quelle delle banche italiane, che hanno già deliberato e seguiranno a ruota con un calendario forse non casuale. A metà giugno è infatti previsto il via all'aumento di capitale da 1 miliardo di Ubi Banca. E subito dopo, quindi ormai a inizio luglio, toccherà a Banca Mps con l'operazione da 2-2,47 miliardi. Infine a settembre sarà la volta della Banca Popolare di Milano, con una richiesta di mezzi freschi da 1,2 miliardi.

La svolta che ha portato all'accelerazione nei tempi delle ricapitalizzazioni è avvenuta a fine febbraio, al Forex di Verona, quando il Governatore di Bankitalia Mario Draghi aveva pubblicamente "invitato" le banche che avessero in programma ricapitalizzazioni, a farle o annunciarle prima che fossero resi noti gli esiti degli stress test (in corso di esecuzione, con pubblica disclosure a fine giugno inizio luglio). Un richiamo di sistema, pienamente condiviso e sollecitato anche dal Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che ha la chiara finalità di mettere al sicuro il sistema bancario italiano da eventuali nuove turbolenze sui mercati anche alla luce delle tensioni sui debiti sovrani dei Paesi periferici dell'area euro. Non tutti si sono adeguati spontaneamente alla moral suasion delle Autorità.

La Bpm ha inizialmente bocciato in cda una proposta di aumento da 600 milioni per poi virare, dopo una durissima relazione ispettiva di Bankitalia, sull'ormai annunciata richiesta di mezzi freschi addirittura per 1,2 miliardi.
Nel 2011, prima del richiamo di Bankitalia, il primo a varare un aumento di capitale era stato il Banco Popolare (2 miliardi). In pochi mesi, dunque, ammonta a circa 11,5 miliardi la richiesta di mezzi freschi al mercato e ai grandi soci (in primis le Fondazioni) da parte delle cinque grandi e medie banche italiane.

Resta fuori UniCredit, che da inizio crisi ha già varato due operazioni sul capitale, che ha rinviato ogni decisione a fine anno quando sarà definito il quadro regolamentare sulle Sifi (banche di interesse sistemico), cui potrebbero essere richiesti ratios patrimoniali più elevati (il common equity dovrebbe essere del 10%). Alla fine del primo trimestre 2011, UniCredit ha alzato al 9,06% il proprio Core Tier 1 e l'amministratore delegato Federico Ghizzoni si è detto convinto che il gruppo sia in grado di generare internamente capitale per circa 20 punti base a ogni trimestre.

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