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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2011 alle ore 17:39.

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Bini Smaghi: c'è troppa liquidità nel sistema, alti rischi di inflazione. Così è probabile un'altra crisiBini Smaghi: c'è troppa liquidità nel sistema, alti rischi di inflazione. Così è probabile un'altra crisi

Non è pienamente chiaro l'impatto nel lungo periodo delle misure non convenzionali per garantire liquidità, adottate dalle banche centrali per far fronte alla crisi. Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del direttivo Bce, lancia l'allarme sulle possibili conseguenze del prolungato mantenimento di una politica monetaria espansiva nell'Eurozona.

Il rischio ventilato è la cosiddetta «trappola della liquidità». Una situazione cioè in cui le banche centrali sono costrette a tenere basso il costo del denaro per mantentere in vita lo stesso sistema finanziario aumentando, in questo modo, la propensione al rischio e di conseguenza le probabilità di una nuova crisi. Un paradosso, visto che la politica monetaria espansiva è stata la principale medicina usata dalle banche centrali di tutto il mondo proprio per contrastare la tempesta finanziaria del 2008.

All'indomani del crack della banca americana Lehman Brothers le banche centrali intendevano così rispondere al bisogno di liquidità del sistema alle prese con un violento credit crunch. La strategia fu quindi ridurre i tassi di interesse e, quando non c'era più nulla da tagliare, iniettare liquidità nel sistema creditizio. Lo ha fatto la Federal Reserve con i due piani di quantitative easing (acquisti di titoli di stato). Ma anche la Bce che ha visto il suo bilancio espandersi del 30% per effetto delle operazioni di rifinanziamento a basso costo e ai piani di acquisto dei bond dei paesi periferici.

«È necessario individuare nuove strade per affrontare future crisi finanziarie» ha avvertito Bini Smaghi. «Occorre cioè sviluppare politiche macro-prudenziali che riducano ex ante il rischio liquidità dal momento che ancora non conosciamo bene l'impatto di lungo termine di interventi non convenzionali prolungati e massicci».

Il banchiere italiano ha messo in guardia sulla crescita delle aspettative di inflazione sulla scia di quanto già affermato dai suoi due colleghi: l'austriaco Ewald Nowotny e il tedesco Jens Weidmann. Secondo il neo presidente della Bundesbank l'aumento delle aspettative «è il segno di un orizzonte sempre più nuvoloso, mentre la politica monetaria continua ad essere espansionistica». La Bce ha ritoccato il costo del denaro per la prima volta dall'inizio della crisi lo scorso aprile portandoli all'1,25%. Il mercato si aspettava un nuovo rialzo a giugno ma nella riunione di maggio, il numero uno Trichet ha fatto capire che non toccherà il costo del denaro.

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