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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 07:59.

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Linkedin, finisce la festa. Ribassisti già in azioneLinkedin, finisce la festa. Ribassisti già in azione

di Marco Valsania
E al terzo giorno Linkedin scivolò.
Il social network per professionisti è stato scosso ieri dai dubbi sulla sua valutazione e, soprattutto, dallo spettro dello short selling, le ondate di scommesse al ribasso che dalle prossime ore potrebbero mettere alla prova la sua tenuta. A Wall Street in un segno della tensione, il titolo ha bruciato il 10% in mattinata anche se poi si è fermato a 88,3 dollari, in calo del 5,15% dai 93 di venerdì.
Il raddoppio del prezzo di collocamento – 45 dollari – fin dal primo giorno di contrattazioni di giovedì ha sicuramente generato realizzi di profitto.

Adottando i parametri di Linkedin la Exxon Mobil dovrebbe avere una market cap da ventimila miliardi di dollari e marchi hi-tech d'assalto quali Google diventano value stock, a buon mercato. Ma c'è qualcosa di più nel nervosismo su Linkedin. «Vedo le raccomandazioni short moltiplicarsi di giorno in giorno – spiega Tim Murphy di youDevise e Trade Idea Monitor, piattaforma che gestisce l'85% delle "idee" short e long inviate elettronicamente dai broker ai clienti – Riguardano i prossimi 15-20 giorni e indicano in gran parte che la valutazione della società, anche per chi la considera solida, è troppo elevata. Il prezzo target indicato, nel breve periodo, è di 60 dollari, quindi prevedo che le pressioni sul titolo continuino».

A mobilitarsi sono fondi e investitori che fanno delle scommesse sugli scivoloni di titoli che considerano sopravvalutati la loro ragion d'essere. Da oggi, ricorda Murphy, svaniranno le restrizioni normative sullo short selling dopo il collocamento, legate al settlement dei titoli. E sarà possibile far leva sul meccanismo essenziale per queste scommesse: cercare sul mercato azioni da prendere a prestito per venderle, con la prospettiva di ricomprarle in seguito a prezzo inferiore e restituirle.

Entro fine settimana, inoltre, gli investitori potranno far leva su un altro strumento per dar sfogo a aspettative ribassiste: le opzioni sul titolo. Con le put options, che dovrebbero scattare dal 26 maggio, verrà effettuata la stessa scommessa "negativa" attraverso l'impegno a vendere in futuro un titolo a prezzo prefissato, generando guadagni qualora la quotazione di mercato sia inferiore al prezzo stabilito e al premio pagato per l'opzione.
A creare però ancor più tensone sugli scambi ci sono i rischi delle stesse strategie short. La scommessa ribassista sul titolo è tutt'altro che facile e sicura. Il limitato numero di titoli collocati, 7,84 milioni, complica la possibilità di prenderli a prestito. Chi vi riuscisse potrebbe essere costretto a pagare premi molto – forse troppo – elevati per aggiudicarseli, rendendo il guagagno ostaggio di cali davvero precipitosi delle quotazioni.

Qualcuno ha così battezzato le scommesse ribassiste su Linkedin alla stregua di un gioco pericoloso. O meglio di una «trappola per orsi», adottando l'immagine-simbolo dei ribassi in Borsa. Il pericolo più eclatante è il paradosso dello «short squeeze»: la possibilità che un titolo con scarso flottante salga tanto da obbligare persino gli «orsi» a comprare per coprire le scommesse negative. Una spirale, cioè, che farebbe semmai gonfiare il titolo.

Se il timore d'una bolla - per i riflessi sugli sbarchi in borsa di un'intera nuova generazione di società Internet - spaventa molti osservatori, la paura di queste trappole consiglia prudenza anche ai pessimisti. Joe Donahue, gestore di hedge, ha detto al Wall Street Journal che intende andare short su Linkedin e probabilmente lo farà attraverso le opzioni. Ha tuttavia precisato che si muoverà con operazioni di piccole dimensioni proprio per non restare scottato.

Gli interrogativi sulle prospettive di Linkedin sono anche di più ampio respiro. «Credo che società come Linkedin sopravviveranno, lo spazio Internet ha oggi modelli di business più solidi del passato, ma i rischi sono innegabili, come pure la speculazione», dice Paul Edelstein, strategist di Decision Economics. Volatilità e dubbi sono il verbo anche di molti analisti finanziari. Rick Summer di Morningstar considera l'incertezza sull'azienda «alta», sufficiente a scrivere nel primo rapporto su Linkedin di comunque «considerare la vendita» dei titoli sopra quota 45,90.

Per gli investitori, oltre alle perpessità sulla corsa di bilanci pure in crescita e sui multipli della valutazione, si staglia all'orizzonte l'ipotesi di diluizioni del titolo: i dipendenti di Linkedin sono in possesso di 18 milioni di opzioni sui titoli, a un prezzo medio di esercizio di sette dollari. A quotazioni simili alle attuali, oltretutto, farebbero volare la valutazione della società a dieci miliardi, un incremento del 17 per cento. Non basta: dipendenti e investitori della prima ora potranno cominciare a vendere azioni pre-ipo fra sei mesi, alla fine del periodo di lock-up: il rischio è che, a quotazioni elevate, possa avere il sopravvento il desiderio di incassare, con vendite che potrebbero condannare agli incubi chi ha pagato prezzi da sogno per Linkedin.

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