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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 07:57.

ROMA. La crisi sta passando perché il ciclo economico è ripartito, ma le cause che l'hanno generata sono ancora presenti. Ne è convinto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ieri è intervenuto in videoconferenza da Milano (dove si trovava, tra l'altro, per uno dei suoi periodici scambi di vedute con i maggiori banchieri) al convegno di presentazione del rapporto Abi sui bilanci bancari.
Il ministro ha sottolineato ieri che «sull'economia reale incombe ancora una massa indefinita di finanza che può determinare gli stessi effetti che ci sono stati nella crisi». E se è vero che le banche devono rafforzare il capitale esse devono, allo stesso tempo, limitare il ricorso al debito e ai derivati.
«Il capitale delle banche certo va rafforzato – ha affermato Tremonti, parlando delle regole internazionali varate in questa direzione – ma imporre aumenti di capitale senza considerare derivati e Otc (strumenti over the counter, ndr) è come considerare le cose ex post e non ex ante, come gestire gli effetti e non le cause. Il capitale va rafforzato, ma bisogna anche mettere un freno a debiti e derivati» ha aggiunto.
Una posizione sulla quale, almeno per quel che riguarda i credit default swap (cds) utilizzati dalla speculazione sui debiti sovrani europei, si ritrova pienamente anche il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari: quella dei cds, i derivati di credito, utilizzati dalla speculazione anche sui debiti pubblici europei specifica «è una pratica che io vieterei». Sui derivati presto ci sarà una posizione ufficiale dell'Abi, anticipa Mussari, «che non sarà questa: la mia è radicale». Mussari parlando in generale dello stato di salute del sistema italiano osserva che si stanno superando «alcuni ostacoli normativi» che consentiranno al sistema di tornare a guardare ai ricavi come «imprese tra le imprese».
Alle banche serve tuttavia anche un recupero di efficienza e Mussari indica un tema per i prossimi mesi: «La creazione di meccanismi anche consortili su attività non concorrenziali». Il presidente dell'Abi non nasconde che si tratta di un «passaggio delicato, considerato che questo è il Paese degli individualismi».
Quanto a Tremonti, il ministro ha anche ricordato ieri come «l'Italia nello scenario della crisi abbia manifestato alcune particolarità sia nella struttura del risparmio che in quella del sistema bancario. Da noi il sistema ha tenuto e non c'è stato bisogno di mettere denaro pubblico nelle banche a differenza di quanto avvenuto in altri Paesi. Ancora adesso i conti delle nostre banche non sono fatti con i titoli tossici, come da altre parti».
Tremonti ha quindi posto l'accento sui radicali mutamenti intervenuti nell'economia finanziaria, ricordando come le cause della crisi permangano ancora: «Ora – ha sottolineato – il mondo è cambiato, c'è stata una rivoluzione, per ogni operazione reale, ce ne sono 20 finanziarie contro le 4-5 di alcuni anni fa. La finanza è finita fuori da ogni forma di controllo. La massa dei derivati è tornata ai livelli precrisi. Le cause della crisi – ha puntualizzato – sono ancora presenti e se l'economia reale mostra segnali positivi, su di essa incombe una massa impressionante di derivati».
Per Tremonti, «la grande strategia dovrebbe essere evitare le cause, non gestire gli effetti, la via doveva essere diversa. Il ciclo economico si è rimesso in moto ma le cause della crisi – ha ribadito – persistono».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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