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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 07:46.

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Il vicepresidente della Banca centrale europea Vito Costancio con Jean Claude Trichet (Reuters)Il vicepresidente della Banca centrale europea Vito Costancio con Jean Claude Trichet (Reuters)

dal corrispondente Beda Romano
FRANCOFORTE - La Banca centrale europea ha aperto ieri la porta a una stretta monetaria in luglio, nonostante la crisi debitoria continui a creare tensioni sui mercati. Su questo fronte, l'istituto monetario si è opposto di nuovo a qualsiasi operazione che possa apparire un fallimento, rifiutando quindi anche la recente proposta tedesca.
I rischi relativi all'inflazione sono «al rialzo», ha spiegato nella sua consueta conferenza stampa mensile il presidente della Bce Jean-Claude Trichet. «In questo senso, siamo molto vigili», ha avvertito il banchiere centrale, con un'espressione che solitamente prepara il terreno a un aumento del costo del denaro il mese successivo.

L'istituto monetario ha tratteggiato ieri un quadro relativamente ottimista. Le ultime proiezioni mostrano una crescita sia nel 2011 che nel 2012 in un contesto di liquidità abbondante e di «una crescita della massa monetaria in ripresa». Agli occhi della Bce le prospettive di inflazione (oggi al 2,7%) richiedono un aumento dei tassi.

Tra le altre cose, Trichet ha notato che vi sono pressioni sui prezzi «fin dalle prime fasi del processo produttivo». Proprio ieri l'Ufficio federale di statistica ha annunciato che in Germania il costo del lavoro tra gennaio e marzo è salito del 2%, rispetto al trimestre precedente, il secondo aumento più elevato dal 1997.

Per due anni, il consiglio direttivo ha lasciato il costo del denaro fermo all'1%. Poi in aprile la Bce è stata la prima delle grandi banche centrali a stringere il credito dopo lo sconquasso finanziario del 2008-2009, portando il tasso di riferimento all'1,25%. Le attese sono di un rialzo all'1,5% in luglio.

«Siamo convinti che garantendo la stabilità delle aspettative di inflazione aiutiamo la situazione economica in tutti i paesi della zona euro», ha spiegato Trichet, rispondendo a chi gli chiedeva se strette monetarie fossero compatibili con la grave crisi debitoria di alcuni stati membri, in particolare la Grecia.

Marco Valli, economista di UniCredit a Milano, prevede che il costo del denaro sarà all'1,75% alla fine del 2011, anche se ieri il presidente della Bce non ha voluto prevedere il futuro sviluppo dei tassi d'interesse, affermando che «non c'è un cammino di medio termine». D'altro canto, la situazione greca incombe.

Ieri il consiglio direttivo ha garantito generosa liquidità alle banche in difficoltà per altri tre mesi. Da parte sua, il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha detto di ritenere «evidente che ci sarà un secondo pacchetto per la Grecia», oltre ai 110 miliardi già concessi. L'ammontare dipenderà «dal grado di coinvolgimento dei privati».
Per concedere nuovi aiuti la Germania ha chiesto che gli investitori vengano coinvolti, con uno scambio obbligazionario e una nuova maturità dei titoli. Ha risposto però Trichet: «Escludiamo qualsiasi partecipazione dei creditori privati che non sia volontaria (...) Chiediamo che siano evitati fallimenti anche selettivi».

La partita in vista dell'Eurogruppo del 20 giugno è delicatissima. I governi della zona euro sono alla ricerca di un compromesso, tra chi vuole far pagare le banche (come la Germania, l'Olanda o l'Austria) e chi teme che una qualche forma di fallimento possa scatenare un effetto-contagio (come la Francia e la Bce).

A complicare le cose è anche l'istanza trasmessa alla Corte costituzionale tedesca sulla legalità dei salvataggi sovrani (prima seduta in aula il 5 luglio). Con la sua risposta di ieri il presidente della Bce ha ribadito la posizione della banca, evitando però di aprire un dialogo con Berlino e di entrare nei dettagli mentre sono in corso le trattative.

Infine sempre ieri Trichet ha difeso Lorenzo Bini Smaghi dalle pressioni di Francia e Olanda, che con l'arrivo di Mario Draghi alla presidenza hanno chiesto al banchiere italiano di lasciare la Bce: «I membri del board sono nominati per otto anni - ha detto -. Non commento eventuali scelte di colleghi prese in piena libertà e indipendenza».
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