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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2011 alle ore 07:57.

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Europa divisa sulla GreciaEuropa divisa sulla Grecia

BRUXELLES - Nessuna nuova, buona nuova, almeno per il mercato. Il fatto che ieri i ministri delle Finanze dell'Eurozona non abbiano trovato un accordo sulle modalità di concessione di nuovi aiuti alla Grecia, esplorando i meccanismi di un coinvolgimento dei creditori privati bancari, ha evitato per il momento - o forse solo rinviato - il peggio, quello che i trader e gli investitori in tutto il mondo temono di più: una ristrutturazione del debito greco con perdite accollate ai privati che, chiamata 'volontaria' ma attuata in maniera coercitiva, possa far scattare l'evento del default sui bond governativi greci e sui credit default swap.

Da ambienti vicini al ministro dell'Economia spagnolo, Elena Salgado, si è saputo che la discussione di ieri si è concentrata sugli aiuti necessari alla Grecia nell'immediato: 12 miliardi in luglio e 7 miliardi in agosto. E che i ministri hanno deciso di definire i dettagli degli interventi in una cena domenica sera a Lussemburgo alla vigilia dell'Eurogruppo di lunedì.

Nel corso della riunione dell'Eurogruppo, stando al Financial Times, sarebbe inoltre circolato un documento per smontare la proposta tedesca di allungamento delle scadenze dei titoli di Stato greci di sette anni. Il testo contiene l'esposizione di 63 banche sulla Grecia, di cui sei banche greche. L'operazione di ristrutturazione soft voluta dalla Germania imporrebbe, stando al documento, una ricapitalizzazione del sistema bancario greco da 20 miliardi - un costo che ricadrebbe sui partner europei - e almeno 70 miliardi di titoli di Stato greci da sostituire nelle garanzie collaterali utilizzate nei pronti contro termine con la Bce. Questa la tesi di chi, come gli Stati dell'Eurozona periferica e semi-periferica ma anche alcuni Stati non europei, teme l'effetto contagio che scatterebbe da un default goffamente mascherato della Grecia.

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha commentato i lavori in corso sulla Grecia, ai margini della riunione, ma ha preferito rendere noti i contenuti dell'incontro bilaterale avuto con il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. Oltre ad aver discusso di crisi energetica, geopolitica, dell'economia e della Grecia, Tremonti ha parlato «a lungo» con Barroso degli eurobond e delle «opportunità ed enormi potenzialità» di questo strumento. Dopo aver ricordato che Barroso ha proposto i project bond, Tremonti ha affermato: «Noi vorremmo andare oltre con l'idea degli eurobond. Conosciamo le enormi possibilità di questo strumento ma anche le attuali difficoltà. Le idee buone camminano sempre - ha concluso - siamo sicuri che quella sia la via giusta».

Ieri alcuni ministri delle Finanze, prima di chiudersi in riunione, hanno fatto trapelare anche con linguaggio diplomatico le divergenze all'interno del gruppo. Il ministro tedesco, Wolfgang Schäuble, ha preannunciato che non ci sarebbe stata decisione sul nuovo pacchetto di aiuti ad Atene, rinviando le novità alle «prossime settimane»: decisivo sarà l'Eurogruppo-Ecofin formale del prossimo lunedì. Il ministro belga, Didier Reynders, ha invitato banche e compagnie di assicurazione a mantenere invariate le loro esposizioni nei confronti della Grecia, ma ha anche detto che l'Europa non potrà disegnare un nuovo pacchetto di aiuti ad Atene andando in rotta di collisione con la Bce. Il ministro finlandese, Jyrki Katainen, ha convenuto che la partecipazioni dei crediti privati ai nuovi aiuti è auspicabile ma andrà fatta in maniera «responsabile», quindi senza far scattare un default. Il ministro irlandese, Brian Hayes, ha detto che la crisi della Grecia va risolta al più presto: l'incertezza ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli di Stato irlandesi a tassi insostenibili.

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