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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 07:56.

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Questo, nel 2007, ha prodotto un vero e proprio vortice. Il mercato immobiliare ha iniziato a calare, dunque le banche e le famiglie hanno iniziato a incassare perdite. Così il sistema bancario è caduto in un deficit di capitale e lo Stato è dovuto intervenire con clamorose nazionalizzazioni. Ma questo non ha ridato fiducia e non ha bloccato la fuga di capitali: il credito sul mercato interbancario si è rarefatto e ben presto è iniziata l'emorragia di depositi.

Questo ha costretto le banche a vendere gli immobili pignorati alle famiglie e, di conseguenza, ha abbassato ulteriormente il prezzo delle case. Facendo riavvitare lo stesso vortice: capitale insufficiente per coprire le perdite e liquidità sempre più rarefatta. Dal 2007 il valore degli immobili commerciali in Irlanda è crollato del 60% e quello delle case residenziali del 34%. Più i valori scendono, più la spirale si avvita. Ormai lo Stato non ce la fa più a salvare le banche: così, sul mercato, in tanti scommettono che Anglo Irish sarà costretta a dichiarare il default.

Il 'baco' in Europa
Quello che è successo in Irlanda potrebbe accadere in Portogallo. Il mercato immobiliare, tra il 2000 e il 2007, è cresciuto anche qui due volte più velocemente del Pil. Le banche hanno dunque un portafoglio di crediti pari al 154% dei depositi. La crisi non ha ancora 'morso' veramente - sebbene lo Stato abbia già chiesto aiuti - perché il prezzo delle case non è ancora calato in maniera vertiginosa. Ma probabilmente è tenuto elevato dal fatto che le banche ancora non sono state costrette a vendere gli immobili pignorati. Purtroppo i primi segnali di cedimento ci sono: sul mercato interbancario gli istituti hanno già perso il 15% di finanziamenti. I depositi della clientela ancora tengono, ma anche in Irlanda hanno iniziato a calare solo 18 mesi dopo la frenata del mercato interbancario. Dunque: la fuga della clientela retail potrebbe ancora arrivare. Questo avviterebbe una spirale simile a quella irlandese, con prezzi delle case - stima Bain - che potrebbero scendere del 33% dai massimi.

La Spagna è solo un po' meglio. Il mercato immobiliare è cresciuto, rispetto al Pil, più che in Irlanda: Bain stima dunque che possa ora crollare del 38%. La bolla del mattone c'è. Però le banche sono mediamente più equilibrate di quelle irlandesi: il rapporto tra portafoglio crediti e depositi è solo al 114%. Il problema è che le banche spagnole stanno già perdendo fonti di finanziamento sul mercato interbancario: il calo della raccolta, su questo fronte, è stato nell'ultimo anno del 6%. Se si rispettasse il trend irlandese, il vortice arriverebbe anche qui. In Spagna. Il rischio, insomma, c'è. Soprattutto per le banche piccole, che già hanno dovuto ricapitalizzarsi.

E non è finita. Ci sono infatti altri sistemi bancari che sono arrivati alla crisi del 2008 molto sbilanciati. Per esempio in Svezia, Danimarca e Norvegia: il rapporto tra crediti e depositi è, rispettivamente, del 283%, del 259% e del 250%. Allarme rosso.

Grecia e Italia.
Ci sono poi paesi dove la crisi non è arrivata dalla bolla immobiliare, ma dai conti pubblici. Il caso di scuola è la Grecia. Il Paese ellenico aveva un debito pubblico del 120% del Pil nel 2008 e tende al 150%. Il sistema bancario era sano (il rapporto tra crediti e depositi resta intorno al 100%), ma l'esplosione del debito e del deficit pubblico ha messo in ginocchio l'intero paese. Anche il sistema bancario, bersagliato ora da una fuga di capitali e di depositi simile a quella irlandese. Morale: l'intero paese è ora praticamente in default e il sistema bancario non può più trovare finanziamenti sul mercato.

Prendendo i confronti con le pinze e le dovute cautele, questo è lo stesso rischio che corre il sistema bancario italiano. Anche qui gli istituzioni creditizie sono sane. La crescita del mercato immobiliare è stata in linea con quella del Pil. Il totale crediti ammonta al 133% dei depositi. Nulla di sproporzionato, insomma. Il problema per le banche italiane è il costo dei finanziamenti: a causa del rischio-Paese, pagano sempre di più per reperire risorse. Nulla di preoccupante, per ora. Ma se il rating dell'Italia dovesse essere declassato, come S&P minaccia, allora i problemi potrebbero aumentare. Un motivo per intervenire. Subito.

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