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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2011 alle ore 07:51.
La polveriera è sul punto di esplodere, tra tentativi di acciuffare per i capelli Atene e la realtà di una situazione macro-economica che continua ad avvitarsi.
E chiamarla polveriera non è eccessivo. Come definire quella montagna di oltre 300 miliardi di debito su cui i greci sono seduti? Ma un debito che si fatica a ripagare non riguarda ovviamente solo Atene. È un problema di tutti, dato che le obbligazioni elleniche sono sparse per tutta Europa. Solo a livello delle principali banche europee l'esposizione secondo stime di Credit Suisse viaggia sui 130 miliardi.
L'ingordigia francese
E la parte del leone la fanno i francesi con i loro istituti che hanno in pancia 53 miliardi. A seguire le banche tedesche con 34 miliardi. Per una volta l'Italia e il suo sistema bancario «dove non si parla l'inglese» secondo la felice definizione del ministro Tremonti appare più che virtuosa. L'esposizione è di meno di 3 miliardi, un decimo di quella tedesca. Ecco spiegata la particolare apprensione di Parigi e Berlino. Un eventuale crack greco, o qualsiasi rimodulazione delle scadenze avrebbe comunque un effetto dirompente sugli istituti più esposti.
Già ma quali sono?
Eccoli. Secondo le stime degli analisti di Ubs la francese Bnp Paribas ha un'esposizione diretta sulla Grecia per 5 miliardi. La diretta concorrente Société Générale vanta 2,5 miliardi (per Citigroup sono 2,9 miliardi). Il Credit Agricole è esposto invece per soli 650 milioni. E non è un caso che l'altro ieri Moody's abbia acceso i riflettori sulle prime tre banche francesi per un possibile «downgrade». Ma anche la franco-belga Dexia non dorme sonni tranquilli: in pancia all'istituto ci sono 3,5 miliardi di bond greci.
Tra le tedesche, sempre secondo le stime di Ubs sono Commerzbank (2,9 miliardi), Postbank, acquisita da Deutsche Bank a fine 2010 (1,2 miliardi) e la Landesbank del Baden (con 1,38 miliardi) le più esposte. Ma di per sé questi valori possono dire poco. Conta il loro peso relativo su attivo e capitale. Ebbene l'esposizione di Dexia vale l'1% dell'attivo ma ben il 39% del capitale. Per Commerbank e Postbank la zavorra greca vale oltre un quinto del patrimonio. Il peso sul capitale si riduce invece sulle francesi Bnp e SocGen a un più modesto 8 e 6 per cento. Ma chi davvero balla, e non da ieri, sul filo del rasoio sono gli istituti ellenici. Corsi in soccorso al governo di Atene fin dall'inizio della crisi e di fatto i principali acquirenti di bond governativi di casa. Nei bilanci di National Bank of Greece ci sono 19,4 miliardi; 10 miliardi figurano nei conti di Agricoltural Bank; Piraeus ha in portafoglio 8,7 miliardi; Alpha Bank 4,6 miliardi. E in questo caso quei 50 miliardi in titoli domestici in pancia alle banche di Atene pesano eccome. Per Nbg sono ben il 16% degli asset e il 218% del capitale.
Ma c'è chi è messo peggio: Hellenic Postbank ha bond greci per un terzo dell'attivo e per ben sei volte il capitale. Quei titoli poi sono stati comprati nel corso del tempo. Oggi il decennale quota il 39% in meno di anno fa; il quinquennale ha perso il 44%. Quindi quei 50 miliardi valgono sul mercato poco più di 30 miliardi. Il buco reale nei bilanci delle banche greche è di 20 miliardi, nascosto contabilmente dal fatto che sono nei portafogli da detenere fino alla scadenza, il che consente di non dover svalutare.
Il guaio Bce
E qualche problema è evidente anche per la Bce. Anche qui in portafoglio ci sarebbero secondo Credit Suisse una cinquantina di miliardi. Al valore nominale, ma nella sostanza se la Grecia salta si aprirebbe un buco anche nei conti della Banca centrale europea.
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