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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 19:39.

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Nella foto il primo ministro greco, Georges Papandreou (Afp)Nella foto il primo ministro greco, Georges Papandreou (Afp)

Il momento che la Grecia sta vivendo «è drammatico», c'è bisogno di «unità». È l'appello che ha lanciato ai colleghi deputati socialisti del Pasok il primo ministro greco, Georges Papandreou (che oggi compie 59 anni), durante una riunione di crisi convocata alcune ore prima del previsto rimpasto di governo, che potrebbe essere annunciato questa sera - secondo fonti concordanti ad Atene - non prima di mezzanotte. Il capo del governo ha invitato i deputati socialisti - riuniti d'urgenza su richiesta di deputati ribelli, critici contro l'azione dell'esecutivo - a «capire il momento drammatico» che il Paese attraversa e a «lavorare tutti insieme per superare la crisi».

Abbiamo davanti a noi «negoziati difficili e i prossimi giorni sono cruciali», ha detto Papandreou, bersaglio di una fronda da parte dei deputati del suo partito sull'opportunità di un nuovo piano di austerity destinato a garantire alla Grecia un secondo aiuto dell'Ue e del Fmi. Il premier non ha mancato di analizzare anhe più in profondità, dal suo punto di vista, la drammatica situazione che ha portato anche a scontri di piazza negli ultimi giorni. Sulla crisi del debito pubblico della Grecia, «abbiamo fatto degli errori», ma la situazione si è deteriorata in quanto «la Ue si è mossa in ritardo», ha ricordato il premier. «Non mi dimetterò e annuncerò la formazione di un nuovo governo, serve uno spirito di unità nazionale, come in Irlanda e Portogallo. Continuerò a lavorare per ottenere il più largo consenso politico», ha concluso Papandreou.

La Casa Bianca: accelerare sulle riforme
Mentre si intensificano i timori sulla crisi di debito in Grecia, che sta mettendo a dura prova i mercati azionari internazionali, arriva il monito della Casa Bianca affinché Atene prosegua sulla strada delle riforme.
È necessario che la Grecia «vada avanti con le riforme economiche», accelerando il passo, ha detto il portavoce del presidente americano Barack Obama, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa quotidiana.

La posizione del Fmi
Intanto il Fondo Monetario internazionale ha fatto sapere, in un comunicato ufficiale, che la prosecuzione degli aiuti alla Grecia è vincolata all'adozione delle misure di politica economica promesse dal governo di Atene. Ha invece escluso ogni tipo intervento la Banca Mondiale, interpellata su un'ipotesi ventilata in questa direzione dal messicano Agustin Carstens.

Il monito di Bini Smaghi: la Grecia è solvente, paghi il debito
Lorenzo Bini Smaghi, del board della Bce, ha sottolineato che un default della Grecia «sarebbe un disastro. I risparmi di molte persone sarebbero compromessi e il sistema finanziario collasserebbe. La stessa democrazia sarebbe a rischio». Ora - ha aggiunto - «la valutazione fondamentale è se la Grecia sia solvente o no e la valutazione fatta dalla comunità internazionale è che lo sia. Se si guarda alle proprietà, alle disponibilità e alle inefficienze che possono essere modificate, la Grecia è fondamentalmente solvente». Ma, ha aggiunto Bini Smaghi, «il punto è: vuole essere solvente? Vuole vendere i suoi beni per sanare il debito? Vuole fare le riforme che sono necessarie per far pagare le tasse? Vuole ridurre le spese militari? Si tratta - ha sottolineato - di una questione politica».

Certo, ha continuato, «essere normale come gli altri paesi è molto difficile perché ci sono le lobby e ci sono scelte difficili da fare ma se la Grecia accetta è bene per il resto dell'Unione aiutare la Grecia». Infatti, ha osservato, «se cominci a incentivare i paesi a non pagare i debiti è un disastro per l'Europa e per tutti gli investitori che vengono da fuori e che quindi magari pensano che non riavranno indietro i loro soldi. Il principio - ha sottolineato ancora - deve essere che i paesi pagano il loro debito nei loro paesi e soprattutto che lo facciano i paesi più avanzati». Si tratta, ha spiegato inoltre il membro Bce, «di un equilibrio delicato che parte da Atene e poi tocca Berlino e Amsterdam e certamente le persone non capiscono perché devono dare i propri soldi a paesi dove si va in pensione a 50 anni quando in Germania, Olanda e Italia si va a 67».

Bini Smaghi ha scagliato anche parole durissime all'indirizzo dei leader politici europei accusando le pressioni sulla Banca centrale in violazione alle norme. «C'è la tentazione di scaricare sulla politica monetaria l'onere di intervenire in un campo che spetta» ai governi, come il sostegno ai paesi in difficoltà. L'accusa dell'esponente della Bce è diretta al governo tedesco. La settimana scorsa il ministro delle finanze di Berlino, Schaeuble, ha proposto di congelare per sette anni le scadenze dei titoli di Stato della Grecia. Una proposta che di fatto rappresenta una violazione dello statuto della Bce che prevede un esplicito divieto per l'Eurotower di finanziare i paesi dell'eurozona.


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