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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2011 alle ore 09:35.

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La Merkel apre sugli aiuti alla Grecia. Nella foto il cancelliere tedesco, Angela Merkel (a sinistra) con il presidente francese Nicolas SarkozyLa Merkel apre sugli aiuti alla Grecia. Nella foto il cancelliere tedesco, Angela Merkel (a sinistra) con il presidente francese Nicolas Sarkozy

di Beda Romano
BERLINO - A piccoli passi, troppo piccoli forse per i tempi dei mercati finanziari, l'Europa si sta avvicinando a un compromesso sul futuro pacchetto a favore della Grecia. Ieri la Germania ha ammorbidito la sua posizione sulla partecipazione degli investitori privati a un nuovo salvataggio finanziario. «Quel che è cruciale è la partecipazione dei privati su base volontaria - ha detto il cancelliere Angela Merkel durante un conferenza stampa con il presidente francese Nicolas Sarkozy in cui ha ribadito l'impegno tedesco a favore della stabilità dell'euro -. L'Iniziativa di Vienna è una buona base e credo che possiamo preparare qualcosa in linea con questa idea».

Pur attesa, l'apertura tedesca, a qualche giorno da due delicati vertici europei, è significativa. La settimana scorsa, il Governo federale aveva parlato della necessità di un contributo degli investitori privati assai più deciso, anche attraverso uno scambio obbligazionario e l'allungamento della maturità dei titoli greci di sette anni.

L'Iniziativa di Vienna, così chiamata perché fu messa a punto nel 2009 in pieno sconquasso finanziario, prevede semplicemente il rinnovo dei prestiti su base puramente volontaria. L'opzione è emersa negli scorsi giorni dopo che i Governi europei si sono arresi alla necessità di mettere a punto un nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia.

Il Paese mediterraneo, sull'orlo del collasso finanziario, ha bisogno di nuovo denaro, oltre ai 110 miliardi di euro annunciati nel 2010. L'opinione pubblica tedesca è tendenzialmente ostile a concedere nuovi aiuti pubblici, tanto da indurre il Governo federale a chiedere un contributo diretto delle banche. Lo stesso pensano Finlandia, Olanda e Austria.

Ieri, la signora Merkel e il presidente Sarkozy hanno voluto presentare un fronte unito, tutto teso all'interesse comune di «salvaguardare l'euro». Più articolato è stato l'uomo politico francese, che ha elencato i termini dell'intesa tra i due Paesi: partecipazione «volontaria» degli investitori, «nessun evento di credito», il tutto in accordo con la Banca centrale europea.

La Bce - insieme alla Francia - appoggia l'Iniziativa di Vienna, ma si oppone a qualsiasi operazione che possa essere ritenuta un fallimento. In questo senso, l'istituto monetario si è opposto alle prime proposte tedesche. Ieri la signora Merkel ha detto di volere una soluzione «il più velocemente possibile», ma non ha voluto indicare alcuna tempistica.

Più chiaro il presidente francese, che ha lasciato intendere come luglio possa essere una possibile scadenza. Il calendario prevede un Eurogruppo e un consiglio europeo nei prossimi giorni e un nuovo Eurogruppo l'11 luglio. I tempi sono stretti: il Fondo monetario internazionale ha avvertito ieri che senza aiuti alla Grecia è in pericolo la stessa ripresa globale.

Dopo avere fatto la voce grossa nelle ultime settimane, la Germania ha quindi ammorbidito (per ora) la sua posizione. La strategia è quella del brinkmanship: flirtare con l'abisso nel tentativo da un lato di strappare il massimo di sforzi dalla Grecia e dall'altro di convincere l'opinione pubblica tedesca che il Governo difende i suoi interessi.

Al ministero delle Finanze e in Cancelleria la strategia è tutta rivolta al voto previsto in settembre quando il Bundestag dovrà approvare il paracadute salva-Stati ESM, osteggiato da una parte della maggioranza democristiana-liberale. L'obiettivo della signora Merkel è di presentare un pacchetto che sia accettabile ai deputati più recalcitranti.

La sfida a questo punto è di trasformare dichiarazioni di principio in decisioni concrete, mettendo in pratica il principio dell'Iniziativa di Vienna in modo convincente per i mercati. A complicare le cose è il fatto che nel 2009 quando venne applicata nell'Est Europa i prestiti da rinnovare erano soprattutto linee di credito; oggi con la Grecia sono obbligazioni.

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