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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2011 alle ore 16:32.

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Se la Grecia salta le banche elleniche con i loro 50 miliardi di bond di casa senza più valore collasseranno. Nessun dubbio. Ma c'è un paese agli antipodi del meridione d'Europa in cui le banche sono di fatto collassate, e da almeno due anni, senza che il Paese sia saltato (per ora). È l'Irlanda l'ex tigre celtica le cui banche, agonizzanti da inizio 2009, hanno superato gli stress test del luglio 2010. Banche fallite, test superati.

Un paradosso che getta più di un'ombra su certa allegra e disinvolta finanza di stampo anglosassone. Qualche numero per dare un'idea del "de profundis" abilmente camuffato del credito a Dublino. Anglo Irish Bank ha perso tra il 2009 e il 2010 30 miliardi di euro. Allied Irish ha scavato un buco nei conti in 24 mesi di 13 miliardi di euro (oggi S&P ha tagliato il rating a CCC). La più "solida" Bank of Ireland di perdite ne ha accumulate per 7 miliardi. Le prime tre banche con un fardello di perdite enorme: ben 50 miliardi. Qualunque Paese sarebbe stato trascinato nel baratro. L'Irlanda no. Per un motivo molto semplice. Dublino si è inventata la bad bank pubblica. È la Nama, la National asset management agency, che si è messa sulle spalle (dei contribuenti irlandesi) il fardello del collasso.

Ben 72 miliardi di attivi bancari avariati, crediti dubbi, sofferenze e quant'altro sono finiti, nella discarica pubblica. E così il giochino diventa semplice. Se hai perdite così imponenti di capitale, da un lato chiedi l'aiuto pubblico a ricapitalizzare. Ma non basta: se ti sbarazzi delle attività deteriorate abbassi l'attivo per il rischio e pur con capitale modesto riesci ad avere un core tier 1 (il patrimonio di base) da far invidia alle virtuose banche italiane. Un esempio. Oggi la nazionalizzata Anglo Irish Bank vanta un core tier 1 al 10,9% (più alto per intenderci di quello di Intesa Sanpaolo che non ha mai chiuso con un solo euro di perdite). E la Bank of Ireland si avvia ai prossimi stress test con l'invidiabile primato di un core tier 1 al 15%. Anglo Irish ha traferito 33 miliardi alla Nama e ha ricevuto aiuti diretti e indiretti come ricorda R&S Mediobanca per 39 miliardi. Bank of Ireland ha ricevuto soldi pubblici per 23 miliardi e Allied ha girato alla Nama 34 miliardi di asset di scarsa qualità. E così tra aiuti pubblici e attivi girati alla discarica govenativa puoi essere tecnicamente fallito, ma mostrare forza patrimoniale da far invidia a chi faticosamente in tutta Europa chiede soldi al mercato senza bussare alla mano pubblica.

Puoi come nel caso di Bank of Ireland o Aib superare, a crisi più che conclamata gli stress test del luglio 2010. E puoi ancora nel caso di Boi o di Anglo Irish essere in forma per superare anche i prossimi stress test della Ue in programma tra poche settimane. Eppure parliamo di banche, che senza la stampella pubblica, non esisterebbero più. Quelle ancora quotate come la Boi o la Allied hanno lasciato sul listino il 90% del loro valore, segno che il mercato non è stupido e sa benissimo delle reali condizioni delle banche irlandesi. Che secondo la stessa Banca centrale di Dublino hanno un fabbisogno di capitale da qui al 2013 per almeno 24 miliardi. Insomma l'agonia non è ancora finita, a dispetto della cosmesi pubblica dei bilanci. E quanto a cosmesi è quanto meno sospetto il modo di comporre i bilanci.

Il caso eclatante è di Anglo Irish. Conti brillanti fino al 2008 con sofferenze solo all'1% dei crediti. Un trend che durava dal 2005. Poi improvvisamente ecco la nazionalizzazione a inizio 2009 e le sofferenze balzano al 48% del portafoglio. Per un cambio di rotta così drastico le cose sono due: o quei crediti erano irrecuperabili da tempo e non venivano classificati o l'uragano ha travolto tutto e tutti. La domanda vera è: dov'era la Vigilanza della banca d'Irlanda per non accorgersi della tempesta perfetta. E dov'era l'Authority quando le banche irlandesi (fallite tecnicamente) furono promosse ai test sotto sforzo della Ue? Ora la strada della bad bank (in piccolo) sembra affascinare anche i tedeschi. Hypo Real Estate ha spostato nell'ottobre scorso due miliardi di bond greci nella propria bad bank domestica. Perché? Semplice, per non apparire esposta nelle statistiche ufficiali. Un piccolo espediente.

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