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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 21:16.
L'ultimatum del Tribunale fallimentare di Milano è perentorio: il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor ha meno di due mesi di tempo per porre le basi del risanamento dell'ospedale San Raffaele.
La scadenza (il 15 settembre) è stata fissata nell'incontro di ieri a Palazzo di Giustizia che vedeva da una parte l'ex ministro Giovanni Maria Flick, membro del Cda della Fondazione Monte Tabor, affiancato dall'avvocato Franco Gianni, e dall'altra il presidente della IV sezione, Filippo Lamanna e il pubblico ministero Luigi Orsi.
Flick aveva chiesto ai magistrati almeno tre mesi per fare gli accertamenti contabili sullo stato finanziario dell'ente e per predisporre un piano di salvataggio. Ne sono stati dati soltanto due.
Nel corso dell'incontro i magistrati avrebbero chiesto al nuovo Cda di operare nella «massima trasparenza» valutando con attenzione le attività compiute dalla passata gestione. Proprio ieri la presidenza della Fondazione Monte Tabor ha smentito «categoricamente e nettamente ogni supposizione sulla costituzione di conti neri all'estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione». Una gestione guidata da Don Verzè e da Mario Cal, il manager suicidatosi lunedì scorso.
Ora i riflettori sono puntati sul consiglio di amministrazione previsto in mattinata all'ospedale San Raffaele e al termine del quale verrà diffuso un comunicato. Una riunione presieduta dal nuovo vice-presidente Giuseppe Profiti, il manager voluto dal Vaticano per portare in salvo Don Luigi Verzè, nella quale probabilmente Il Cda affiderà un mandato come super-consulente a Enrico Bondi, il risanatore di Parmalat che avrà il compito di tirar fuori dalle secche l'ospedale milanese, che rischia di fallire con un buco, per ora, da circa 900 milioni di euro. A fianco di Bondi lavorerà l'avvocato Francesco Gianni, cioè proprio la coppia che si era presa cura di salvare il gruppo di Collecchio subito dopo il default di Calisto Tanzi.
Gianni, che avrebbe ottenuto l'incarico direttamente dal Vaticano, tuttavia è da circa una settimana già al lavoro sul dossier. Negli ultimi tre giorni si è diviso tra Milano e Roma per incontrare i componenti del consiglio di amministrazione. Sul suo tavolo i consulenti della Fondazione (l'avvocato Marco Arato, il banchiere Arnaldo Borghesi e il commercialista Giovanni La Croce) hanno mandato il progetto di concordato in continuità.
Le soluzioni allo studio verranno comunque discusse oggi dal Cda. Allo stato attuale, secondo le indiscrezioni, tutte le ipotesi sono valide e non è stato ancora deciso quale strada seguire: il concordato preventivo come proposto dai consulenti storici del San Raffaele sembra favorito, ma ancora non si esclude del tutto l'amministrazione straordinaria ai sensi della Legge Marzano, già testata da Bondi nel 2003 quando fu introdotta nell'ordinamento per gestire il fallimento Cirio e Parmalat.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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