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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 07:32.

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Nicosia e Atene, legate da un comune destino, ieri sono state pesantemente penalizzate dalle agenzie di rating. Moody's ha annunciato, come seguendo un fil rouge sulla crisi dei debiti sovrani, di aver abbassato di due livelli, da A2 a Baa1, il giudizio sui titoli di Stato di Cipro, appena tre gradi sopra il livello "spazzatura", con un outlook che ora è diventato negativo.

Poco dopo Standard & Poor's ha ridotto nuovamente il rating della Grecia, questa volta a CC, con outlook negativo. Confermato a C il rating sul debito a breve. S&P's aveva già reso noto di considerare il piano di riscadenziamento del debito greco approvata dai vertici dell'Eurozona come una forma di default selettivo. Secondo le stime dell'agenzia americana, i possessori di bond dovrebbero recuperare tra il 30 e il 50% del loro investimento iniziale.

Se la mossa su Atene era in qualche modo prevista i mercati sono stati presi in contropiede su Nicosia. Un brutto colpo per l'isola mediterranea che potrebbe così diventare il quarto Paese (dopo Grecia, Irlanda e Portogallo) ad avere bisogno di un salvataggio europeo, magari attraverso il nuovo Efsf, il fondo salva-Stati le cui nuove funzioni però non sono ancora state ratificate dai rispettivi parlamenti.

La decisione - spiega l'agenzia di rating in una nota - conclude una revisione della situazione economica di Cipro avviata lo scorso 16 maggio. Il deficit cipriota è oggi al 5,3% del Pil mentre il debito raggiungerà il 62% nel 2012, rispetto al 61,6% di quest'anno e al 60,9% del 2010.

Insomma ci sono margini di manovra ma all'origine del taglio del rating, gli analisti di Moody's evidenziano le preoccupazioni per la situazione fiscale del Paese, su cui pesano le conseguenze della grave distruzione della centrale elettrica di Vasilikos, avvenuta lo scorso 11 luglio in seguito a un'esplosione, avvenuta in una vicina base navale. La centrale elettrica forniva il 53% di tutta l'energia necessaria al Paese. Inoltre, l'agenzia di rating ha evidenziato le persistenti divisioni politiche che mettono a rischio l'attuazione dei nuovi piani di bilancio improntati al rigore. Ma è il terzo punto quello più critico: sul sistema bancario cipriota - che mantiene una buona liquidità ma con asset che valgono dal 600% fino all'860% del Pil nazionale se contate anche le filiali bancarie straniere - pesano le conseguenze della grave crisi del debito greco, con una forte esposizione verso Atene degli istituti locali.

Moody's ritiene che il Governo cipriota «possa essere così esposto al concreto rischio che almeno alcune banche siano costrette a chiedere il supporto pubblico a causa delle loro esposizioni ai debiti della Grecia».
Insomma si ripeterebbe ciò che avvenne in Irlanda dove la crisi bancaria trascinò al default il Governo di Dublino che fu costretto a chiedere aiuto ai partner Ue e all'Fmi.

A riprova dei forti legami tra Cipro e Grecia, Moody's ricorda come «circa il 40% del totale dei prestiti concessi dalle tre banche maggiori cipriote sono dirette a clienti basati in Grecia».

In questo scenario, con un andamento del Pil che per Moody's quest'anno non dovrebbe crescere per poi salire solo dell'1% nel 2012, l'agenzia non esclude la possibilità di nuovi tagli al rating. Insomma una vera e propria doccia fredda. (V.D.R.)

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