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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 08:04.

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Il rallentamento della crescita economica mondiale nella prima metà del 2011 si sta trasformando in una seconda recessione globale. Questo è il segnale che giunge dalle Borse dei Paesi avanzati, e che è confermato dagli indicatori anticipatori del settore manifatturiero in molte parti del mondo, incluse le economie emergenti e i Paesi esportatori.

Alla base di questa involuzione vi sono due fattori. Innanzitutto, l'economia mondiale deve ancora smaltire la sbornia dell'eccesso di debito accumulato negli anni precedenti. Come hanno sottolineato le ricerche storiche di due economisti americani, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, l'indebitamento eccessivo è sempre seguito da almeno un decennio di bassa crescita, in cui consumi e investimenti languono e la disoccupazione resta elevata. Così sta accadendo ora, sia negli Stati Uniti e in Inghilterra, dove famiglie e settore finanziario avevano accumulato troppi debiti, sia nei Paesi dell'area euro coinvolti nella crisi del debito sovrano. In questa situazione le economie restano fragili e qualunque shock imprevisto può far deragliare la ripresa. La Banca centrale europea (Bce) ha sbagliato quando ha iniziato a far salire i tassi, riducendo troppo presto lo stimolo monetario e sopravvalutando la forza dell'economia europea.

Il secondo fattore che contribuisce a fermare la crescita mondiale è la mancanza di fiducia. Come era successo nel 2008 dopo il fallimento di Lehman, così ora l'aggravarsi della crisi del debito sovrano in Europa e il declassamento del debito americano stanno scatenando un crollo di fiducia generalizzato. I capitali di tutto il mondo sono alla ricerca spasmodica di investimenti privi di rischio, ma non sanno dove trovarli. I rendimenti sui titoli di Stato decennali tedeschi sono scesi al 2,35%, un minimo storico, e anche dopo il declassamento di S&P i titoli decennali americani sono scesi al 2,35%. I due fattori si rinforzano a vicenda. Il rallentamento della crescita rende più difficile smaltire il debito e aumenta la rischiosità degli investimenti, diffondendo la crisi di fiducia. E la mancanza di fiducia fa salire il costo del debito per tutta l'economia, come hanno constatato a loro spese le banche italiane, e ciò frena ulteriormente la crescita.

Cosa fare per uscire da questo circolo vizioso ed evitare una seconda recessione mondiale? In molti Paesi, inclusi gli Stati Uniti, la politica fiscale può fare ben poco, perché è costretta a rispettare il vincolo di bilancio. Ciò sposta l'onere sulla politica monetaria. Ma la Federal Reserve americana ha già fatto quasi tutto ciò che poteva. È probabile che la Fed annunci presto una terza fase di espansione monetaria quantitativa (il cosiddetto QE3), ampliando ulteriormente l'acquisto di titoli di Stato americani.

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