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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2011 alle ore 08:25.

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L'hi-tech tra grandi deal e rischio bollaL'hi-tech tra grandi deal e rischio bolla

New York – Google che decide la più grande acquisizione della sua storia, 12,5 miliardi di dollari per rilevare i telefonini di Motorola Mobility. Cioè lancia il guanto di sfida a Apple, pronta a schierare smart phone e computer tablet pilotati dal suo sistema operativo Android contro gli iPhone e iPad del gruppo di Steve Jobs. E Apple che batte Exxon Mobil nelle classifiche di capitalizzazione di mercato. Ovvero il colosso riconosciuto dell'hi-tech e dei gadget informatici giunto ad un nuovo exploit.

Non ci sono solo exploit, però, nella tecnologia e su Internet. Nei giorni scorsi Groupon ha corretto i conti. Il nuovo che avanza sull'autostrada elettronica, questa volta sotto forma di un gigante delle offerte di vendita scontate, ha scelto maggior prudenza nei bilanci.

Nei giorni della borsa selvaggia questi eventi raccontano una storia parallela alle giravolte degli indici e altrettanto significativa. Mostrano la tenuta dei segmenti d'avanguardia dell'alta tecnologia davanti alla crisi. Ma fanno anche scattare l'allarme sui rischi, dove le quotazioni non siano sostenute dalle performance, di bolle speculative e sopravvaluzioni che potrebbero essere portate alla luce da investitori improvvisamente più scettici e avversi al rischio. E minacciare così nuove impennate di volatilità e possibili cadute dei mercati.

Prima dell'operazione record di Google con Motorola, annunciata oggi, è arrivato il sorpasso di Exxon Mobil ad opera di Apple. Ha approfittato dei ribassi più significativi sofferti da un'azienda che ha dieci volte il suo fatturato ma è parsa più vulnerabile agli shock economici. E ha terminato la settimana appaiata: 349,5 miliardi il gruppo di Steve Jobs, 350,07 il gigante del petrolio. E' parso più d'un sorpasso effimero: il passaggio di testimone tra old e new economy.

Groupon ha invece sposato una inedita prudenza: la società, che ancora deve effettuare il collocamento iniziale sul mercato, nei giorni caldi del mercato ha emendato la documentazione alla Sec rinunciando a una sua formula preferita – che aveva suscitato polemiche – grazie alla quale eliminava dai conti una serie di costi di marketing e promozione considerati straordinari. Zynga, re dei giochi online, ha seguito un simile esempio: ha corretto i numeri depositati alla Sec in vista di un collocamento per precisare di avere meno utenti paganti, inferiori al 5%, di quanti stimati dagli analisti.

I rischi, in verità, sono presenti per tutti. Per i grandi marchi consolidati l'incognita si chiama economia. Apple, con un rapporto tra prezzo e utili inferiore a 15, non è giudicata particolarmente sopravvalutata. Ha inoltre inanellato trimestre dopo trimestre di performance smaglianti, grazie all'iPhone e ora all'iPad, che hanno trainato il titolo dai circa 90 dollari nel 2009 ai 400 dollari dei giorni scorsi (ha terminato la settimana a 376). Il pericolo è legato alla spesa al consumo: una nuova brusca frenata dell'economia potrebbe incidere sulle vendite dei suoi prodotti di punta.

Simile il discorso per Google, che viaggia al più elevato rapporto prezzo-utili di 20. La sue quotazioni attuali, 563 dollari, sono distanti dai 700 dollari raggiunti prima del 2008. Il re dei motori di ricerca, nonostante innovazioni e diversificazione, rimane tuttavia vulnerabile a flessioni della pubblicità, la prima a cadere davanti a nuove crisi.

Ma sono le attuali e future matricole di Internet in Borsa a tenere con il fiato sospeso gli investitori. Per loro conterà molto, più dei dati, la psicologia del mercato. Un fondo quotato quale Gsv Capital, che ha partecipazioni in start up di fama quali Facebook, è scivolato del 30% dal record di metà luglio, ben più del 10% perso dall'indice Nasdaq, ricco di titoli hi-tech in generale. Linkedin, il social network per professionisti, ha retto bene alle turbolenze. Il titolo, a 91 dollari, è ben al di sopra del valore di collocamento di 45 dollari nonostante sia orfano di profitti, la sua market cap sia pari a 13 volte le entrate previste nel 2011 e le banche stiano raffreddando le loro raccomandazioni.

E' però aiutato dal limitato numero di azioni al momento in circolazione. Altri titoli sono ormai scivolati ben al di sotto del prezzo di collocamento: Pandora, la radio personalizzata via Internet, è in calo del 15,5%; il social network cinese Renren ha dimezzato il suo valore. Una società di servizi software, Carbonite, è riuscita a sbarcare in Borsa con successo la scorsa settimana, chiudendo in rialzo del 23%, ma solo dopo aver ridotto il prezzo di collocamento. Ed è stata l'eccezione: numerose initial public offering, di recente ancora invocate, sono in fase di rinvio.

«Gli Ipo tecnologici sono tra i più speculativi», ha ammesso Eric Jackson, gestore di hedge specializzato nel settore. La volatilità di borsa potrebbe avere un impatto, in particolare, sui previsti collocamenti proprio di Groupon e Zynga, che temono di vedere le loro valutazioni multimiliardarie erodersi. Per questo, forse, hanno cercato di rafforzare la loro credibilità con le riforme contabili. Di sicuro, ha ammonito Nick Einhorn di Renaissance Capital, «le società meno mature e meno redditizie potrebbero incontrare difficoltà a quotarsi».

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