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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 08:40.

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I guadagni di Wall Street, alla terza seduta al rialzo di fila, e la risalita del dollaro oltre i 77 yen danno ossigeno alla Borsa di Tokyo che termina gli scambi in progresso dell'1,54%, in attesa delle indicazioni che darà domani il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke.

L'indice Nikkei si attesta a quota 8.772,36, sgonfiandosi nel finale dal massimo intraday di 8.849,94 punti. L'attenzione dei mercati è saldamente rivolta al discorso che Bernanke terrà nella conferenza annuale di Jackson Hole, nel Wyoming, dalla quale si attendono elementi su nuove iniziative della Fed a sostegno dell'economia. In luce i produttori di auto, come da Toyota (+1,7%) a Honda (+5.4%), mentre sembra avere avuto poca influenza l'uscita di Steve Jobs dalla carica di numero uno del colosso Apple. A New York nell'afterhours il titolo Apple ha reagito con un calo del 7%.

Diffusi rialzi hanno caratterizzato tutte le principali piazze asiatiche, con qualche eccezione. Lo Shanghai Composite Index ha fatto un balzo del 2,9% e a Hong Kong l'indice Hang Seng Index dell'1,5%. In Sud Corea l'indice Kospi è salito dello 0,6% mentre a Taiwan l'indice Taiex ha ceduto l'1,2%.

Effetto Apple sulle Borse asiatiche
ATaiwan l'uscita di Steve Job ha colpito negativamente i tecnologici che contano molti fornitori di Apple. Come Hon Hai (assemblatore di iPhones e iPads che fa capo al gruppo Foxconn Technology quotato a Hong Kong) che ha ceduto il 4,6%, ma anche TPK Holding (-1,8%), Cheng Uei Precision Industry (-4,3%), Wintek Corp (-6,9%).

L'uscita di scena del capo della Apple ha favorito invece i concorrenti come HTC, secondo produttore asiatico di smartphones, che sempre sulla piazza di Taiwan ha guadagnato l'1,4%. Ancora meglio i coreani, da Samsung, produttore dei Galaxy e principale concorrente di Apple che ha guadagnato il 2,4% a Lg Electronics (terzo produttore mondiale di cellulari) con l'1,3%.

L'oro ha continuato a scendere e sulla piazza di Singapore il lingotto per consegna immediata cede l'1,7% a 1.729,45 dollari l'oncia per poi attestarsi a 1.736,15. Ieri ha perso il 3,8%. Il record storico di 1913,50 dollari l'oncia risale a soli due giorni fa e da allora il lingotto ha subito una brusca caduta del 9,5%, mentre il Cme (mercato a termine di Chicago) ha aumentato per la seconda volta questo mese margini di garanzia (del 27%) sui contratti a termine. A decorrere da oggi per acquistare un contratto da 100 oncie il deposito in contanti da fornire come garanzia salirà a 9.450 dollari da 7.425 dollari. Il Cme si è mosso in sintonia con il Shanghai Gold Exchange, il più grande mercato dell'oro fisico della Cina che a decorrere da oggi ha anch'esso aumentare i margini di garanzia richiesti sui future del metallo giallo. Anche i futures di dicembre stanno cedendo l'1% a 1,739,40 dollari l'oncia dopo il tonfo del 5,6% registrato ieri sera a New York.

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