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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2011 alle ore 08:24.

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Nel suo volantino elettorale aveva citato l'Italia, per sottolineare che il rapporto tra debito e prodotto interno lordo in Giappone è persino doppio rispetto a quello del nostro Paese e proporsi quindi come alfiere di un maggiore rigore fiscale. Yoshihiko Noda, 54 anni, ministro delle finanze del governo uscente di Naoto Kan, gli succederà come primo ministro del Giappone: è stato eletto oggi presidente del Partito Democratico, che ha il controllo della Camera Bassa dalla quale sarà nominato premier.

Ha prevalso al ballottaggio con 215 voti contro 177, su Banri Kaieda, il ministro dell'Industria che era appoggiato dall'uomo forte del partito, il controverso Ichiro Ozawa, al quale fa capo la corrente più numerosa. Kaieda, nella prima votazione di 395 membri parlamentari del partito, era risultato in testa, tra i cinque candidati in lizza, con 153 voti contro i 102 di Noda e la settantina dell'ex ministro degli esteri Seiji Maehara (il grande sconfitto). Lo schieramento anti-Ozawa a quel punto ha fatto convergere i voti su di lui, che diventerà quindi il sesto premier nell'arco di cinque anni.

La sua elezione è stata annunciata poco prima della chiusura della Borsa, che ha visto oggi l'indice Nikkei salire dello 0,61% a 8.851.35 punti, anche per l'attesa di ulteriori stimoli monetari all'economia Usa. Noda è stato il più possibilista dei contendenti verso un aumento della pressione fiscale e il più assertivo nel cercare un contenimento dell'espansione del debito pubblico: un orientamento al quale gli investitori del mercato obbligazionario dovrebbero reagire positivamente. Il mercato azionario avrebbe forse reagito più positivamente all'elezione di Maehara, che aveva dato priorità alla crescita e a combattere la deflazione e indicato come più remota la prospettiva di un aumento delle tasse.

Si è trattato di una campagna elettorale-lampo di un giorno e mezzo che ha impedito un largo dibattito nel partito, la cui base e le cui rappresentanze locali erano tagliate fuori dal voto. La pluralità dei candidati (5, un record) ha ulteriormente favorito le manovre di corridoio in stile vecchia politica, che ha deluso chi si attendeva un cambiamento anche di stile per il Partito Democratico, che due anni fa era salito al potere promettendo di non ricalcare le orme del Partito Liberaldemocratico che ha governato quasi ininterrottamente per mezzo secolo.

E' una dinamica che stride con la situazione che sta vivendo il paese, reduce dalla tripla catastrofe dell'11 marzo scorso (terremoto, tsunami, incidente nucleare) che ha innescato "la peggiore crisi del dopoguerra", secondo le parole dello stesso Kan. Il nuovo premier avrà una strada tutta in salita, perché non cambia la situazione fondamentale che vede maggioranza diverse nei due rami del parlamento e una opposizione in grado quindi di inceppare l'azione dell'esecutivo. Inoltre si terranno già tra un anno le elezioni ordinarie per la presidenza del partito: un appuntamento al quale il nuovo premier arriverà quasi sicuramente sfiancato, tanto che già vari analisti ipotizzano future elezioni anticipate. Al sesto premier nel giro di cinque anni, insomma, ne potrebbe seguire un settimo nell'arco di sei anni. Noda non ha escluso di poter cercare di allargamente la maggioranza offrendo ramoscelli di ulivo all'opposizione.

Tra i problemi più urgenti, il contrasto al rafforzamento dello yen (proprio oggi sono state rese note altre idee per frenare l'ascesa della valuta) e il passaggio parlamentare, previsto a ottobre, della maxi-manovra di stimolo alla ricostruzione (di cui sono già stati anticipati due addizionali bilanci straordinari di minore entità per le urgenze più immediate): la coperta del bilancio pubblico è corta e l'esigenza di riequilibrare le finanze statali si scontra con la difficoltà a aumentare l'imposizione fiscale in un momento in cui l'economia ha appena iniziato a riprendersi dalla recessione provocata dal terremoto.

La prima grana per il nuovo premier è già arrivata: l'organizzazione ecologista Greenpeace gli ha chiesto a gran voce di ordinare il rinvio della ripresa dell'anno scolastico nella città di Fukushima, in quanto i monitoraggi effettuati autonomamente avrebbero riscontrato _ anche presso alcune strutture già sottoposte a decontaminazione - un livello di radioattività superiore agli standard internazionali consentiti. Nessun genitore - ha detto Kazue Suzuki di Greenpeace Japan _ dovrebbe essere messo di fronte alla scelta per i suoi figli tra esposizione radioattiva ed educazione.

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