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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 10:27.

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La Corte costituzionale tedesca ha respinto la richiesta di un gruppo di euroscettici di bloccare la partecipazione della Germania al piano di salvataggio della Grecia (Esfs). La Corte ha dunque giudicato legale la partecipazione tedesca agli aiuti nell'Eurozona e quindi al fondo cosiddetto "salva stati". L'Alta Corte ha però chiesto al governo di coinvolgere maggiormente il Parlamento.

La Corte di Karlsruhe, in particolare, ha affermato che tutti i "grandi" pacchetti di aiuti futuri a paesi dell'Eurozona dovranno avere l'approvazione della commissione Bilancio del Bundestag. «È fondamentale la decisione del Parlamento sia sulle entrate, sia sulle uscite», ha detto il presidente Andreas Vosskuhle precisando che «questo è un elemento centrale all'interno di uno Stato costituzionale e i parlamentari, come rappresentanti del popolo, devono prendere parte alle decisioni che vengono prese anche all'interno dell'Unione europea ed esercitare un controllo sulle decisioni di bilancio fondamentali». I giudici hanno poi insistito sul fatto che il Parlamento non può approvare accordi che mettano a rischio il debito nazionale, in riferimento, probabilmente agli Eurobond. Gli economisti temono ora che il passaggio obbligato in Parlamento possa ritardare la concessione di aiuti futuri.

Decisione presa sul filo del rasoio
La decisione della Corte è stata presa comunque sul filo del rasoio. Lo ha detto lo stesso Vosskuhle leggendo il verdetto: «Il dispositivo della sentenza alla base della decisione è stato (approvato) in misura molto stretta». Il presidente ha anche precisato che «il fatto che (la partecipazione della Germania) sia stata approvata, non significa un'autorizzazione in carta bianca da un punto di vista costituzionale per ulteriori piani di salvataggio». La decisione del Tribunale era particolarmente importante: un giudizio negativo avrebbe fra le altre cose messo in dubbio la possibilità della Bce di comprare titoli di Stato emessi nell'Eurozona (avvitando così la crisi della moneta unica). Lo stesso Parlamento aveva rinviato l'inizio del dibattito sulla finanziaria a dopo il verdetto della Corte. Nelle prossime ore è atteso il discorso del Cancelliere, Angela Merkel che dalla decisione della Corte esce rafforzata: la sua politica politica per far fronte alla crisi di Eurolandia é infatti fortemente osteggiata in Germania, come dimostrano anche le sei sconfitte elettorali (su sei) a livello regionale. Il prossimo esame che dovrà subire Merkel é a fine settembre, quando il Parlamento tedesco voterà sulle modifiche al fondo di salvataggio salva-Stati Efsf

Roesler: impossibile escludere la Grecia dall'euro
Sull'argomento era intervenuto questa mattina il vice cancelliere e ministro dell'Economia tedesco, Philipp Roesler (Fdp) per affermare che «è impossibile» escludere la Grecia dalla zona dell'euro. Nel corso di un'intervista al quotidiano Hannoversche Allgemeine Zeitung pubblicata oggi Roesler ha precisato che «non si può tornare indietro nella storia» e che «escludere un paese (dall'eurozona) è impossibile in seguito ai trattati vigenti». Ieri il ministro delle Finanze Wolfgang Shaeuble aveva difeso la moneta unica come motore per la stabilità europea.

Borse ed euro brindano alla decisione della corte tedesca
La decisione della Corte, in linea con le attese generali dei giuristi, é stata accolta con sollievo dai mercati, con le Borse che hanno ampliato sensibilmente i guadagni dopo l'annuncio. AMilano il Ftse Mib é tornato a guadagnare oltre il 3% (+3,03%), il Ftse All Share ha un rialzo del 2,94%, a Francoforte il Dax30 sale del 2,64%, a Parigi il Cac40 del 2,31% e a Londra il Ftse 100 del 2,36%. La sentenza ha fatto bene anche all'Euro: la moneta comune è tornata sopra 1,41 dollari. (indice)

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