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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2011 alle ore 14:25.

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Piazza Affari in ansia per l'asta BTp di martedìPiazza Affari in ansia per l'asta BTp di martedì

Se si valutano le reazioni dei mercati valutari, le dimissioni di Jürgen Stark dal board della Bce sono un fatto estremamente negativo per l'euro. L'economista tedesco, così come Axel Weber dimessosi a inizio anno, rappresentava il verbo dell'ortodossia della Bundesbank all'interno della banca centrale europea. La sua uscita può essere letta come una rinuncia al rigore, una minor autonomia della Bce dalla politica e un pericolosa accondiscendenza verso le debolezze dei Paesi in crisi come l'Italia. La reazione dei mercati (l'euro ha perso due punti sul dollaro) ha dunque una sua logica. La cosa strana è che i commenti più pesanti sulle sorti dell'euro sono arrivati da alcuni investitori statunitensi che nel frattempo si cullano nella politica ultra espansiva del quantitative easing di una Fed sempre più in sintonia con Tesoro e Casa Bianca.

Dal punta di vista dell'Italia, le dimissioni di Stark parrebbero invece un fatto positivo, poiché a Francoforte s'indebolirebbe la resistenza ad acquistare BTp (o Bonos spagnoli) da parte della Bce. Ma quel che è giudicato un male dal mercato potrebbe rappresentare un fatto negativo anche per l'Italia, visto che quel poco di rigore fiscale intrapreso dal Governo è arrivato solo dopo aver visto volare lo spread dei titoli di stato italiani rispetto al Bund. È assai probabile che una accresciuta tolleranza delle autorità monetarie europee verso l'Italia finisca semplicemente per far salire ancora più in alto i rendimenti dei BTp, rendendo impossibile qualsiasi pareggio di bilancio.

Per questi motivi non ci si aspetta sensibili cambiamenti nella politica monetaria della Bce e nemmeno nell'utilizzo del fondo salva–stati. E con l'italiano Mario Draghi, a novembre presidente della banca centrale, non dovrebbero cambiare gli equilibri della Bce, sulla quale la Bundesbank e il Governo tedesco hanno una sorta di golden share. Se si pensa che circa tre quarti dell'elettorato tedesco è contro i salvataggi ai Paesi in crisi, è anche difficile immaginare che Angela Merkel possa ammorbidire il proprio atteggiamento verso l'Unione. Non lo crede Riccardo Barbieri, capo economista di Mizuho Bank: «Probabilmente la pressione su Grecia e Italia, s'intensificherà nelle prossime settimane. È improbabile che la Bce smetta di intervenire, ma i suoi acquisti di bond diminuiranno», scrive l'economista. Di conseguenza, il Governo italiano «dovrà studiare un concreto piano per far crescere l'economia».

Così saranno ancora i mercati a dettare i tempi e i modi della politica economica e domani, alla loro apertura, sarà nuovamente lo spread sul Bund a scandire il ritmo della Borsa. «Nessuno dei nostri clienti è interessato agli utili delle banche», racconta Marcello Zanardo, analista di Bernstein Research. Agli investitori interessa solo l'andamento dei rendimenti dei bond governativi, dello spread soprattutto, dal quale dipende il costo con cui si finanziano le banche e la loro stessa solvibilità. E lo spread è direttamente legato alla volontà politica dei singoli governi a varare efficaci misure fiscali. Dalla politica internazionale non può arrivare nessun aiuto, divisi come sono i leader Usa, che premono sullo sviluppo economico, e quelli europei, concentrati sul taglio dei debiti. Nessun soccorso potrà arrivare nemmeno dalle banche centrali, visto che un loro intervento concertato (espansivo come vorrebbe la Fed) si preannuncia impraticabile.

In Bernstein (così come presso le maggiori case d'investimento) il consiglio è ancora di restare «sottopesati» sulle banche del Sud Europa: eufemismo per significare nuove vendite sui titoli. Per questo, non bisogna crearsi illusioni sull'andamento dei mercati nelle prossime sedute che, per Piazza Affari, si preannunciano assai difficili, viste anche le nuove emissioni del Tesoro per quasi 20 miliardi.

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