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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 09:55.

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Le diatribe europee nel cercare una soluzione conciliante sui debiti dell'Eurozona (che metta da parte gli interessi "privati" dei singoli Paesi a beneficio della "sfera pubblica europea") sono un macigno che pesa sull'andamento dei mercati azionari, impennando i rendimenti dei titoli obbligazionari (segui lo spread BTp-Bund) della cosiddetta area periferica, alimentando una tensione finanziaria a cascata. Dopo una settimana di recupero le Borse inaugurano la prima settimana dell'autunno 2011 in ribasso. Il motivo? Lo stesso che ha dato il là alla tempesta perfetta d'estate: l'irrisolta crisi greca e i timori di conseguenze a catena su Italia, Spagna e compagnia bella.

Se le Borse e il mercato obbligazionario dei Paesi a medio-basso rating sono un terreno che scotta di questi tempi è il caso di dare una sbirciatina all'andamento dei beni rifugio per eccellenza, dove (magari) attraccare in questa fase ad altissima volatilità per chi ha appetito per il rischio.

Ma questa pazza pazza crisi (che tecnicamente non si è mai arrestata da quando nel marzo 2007 si sono intraviste le prime avvisaglie sui derivati subprime) ha rimescolato le carte anche sugli investimenti rifugio. Sembra giusto chiedersi se oro, franco svizzero, yen e bond governativi ad alto rating possano mantenere, dopo lo scombussolamento dei mercati finanziari, lo status di beni rifugio. Lo abbiamo chiesto a Nicolò Nunziata, strategist di J&C Associati che così fa il punto su quelli che fino a poco tempo fa erano considerati dei porti sicuri dove parcheggiare la liquidità nelle fasi di tempesta, a tutte le latitudini.

Nunziata, cominciamo dal franco svizzero, considerato la valuta rifugio europea. Prima che la Banca centrale svizzera non bloccasse il cambio con l'euro a 1,2......
«Negli ultimi 24 mesi è stato il "bene rifugio" per eccellenza, anche più dell'oro. Con il cambio euro-franco vicino all'unità, l'economia svizzera corre un serio rischio di stagnazione, nonostante fondamentali economici fino a questo momento virtuosi. La Banca centrale svizzera con uno statement unilaterale, ha "avvertito" il mercato che userà tutti gli strumenti a sua disposizione per tenere il cambio sopra 1,2 contro euro.

Per quanto teoricamente una banca centrale non possa nulla contro il mercato, soprattutto se di una Paese di piccole dimensioni come la Svizzera, nondimeno il mercato ha "scoperto" che il franco era sopravvalutato perché sopra certi livelli avrebbe irrimediabilmente penalizzato l'economia, sia sul fronte industriale che del turismo. Un eventuale peggioramento dei fondamentali della Svizzera, non giustificherebbe più l'investimento nella valuta».

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