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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 09:55.
E l'oro? Molti risparmiatori stanno correndo a comprare anche monete e lingotti per proteggersi. Ai prezzi attuali, è una scelta finanziarmente ragionevole?
«Da diversi anni è una delle classi di investimento che preferiamo per decorrelare il portafoglio. Il rialzo da giugno è stato tuttavia a nostro avviso eccessivo. Non dimentichiamo infatti che solo a giugno l'oro prezzava in area $1500 (durante la crisi ha toccato il massimo a 1.927 dollari l'oncia mentre oggi scambia a 1.820, ndr).
Analizzando la performance relativa dell'oro nei confronti dei titoli azionari dei produttori e degli altri metalli preziosi, abbiamo la sensazione che sconti un effetto "moda" e che necessiti almeno di una fase di consolidamento. Il recente aumento della volatilità, l'aumento dei margini sui derivati e la distanza del prezzo dalla media a 50 settimane (posta sotto $1500), a nostro avviso annullano momentaneamente la funzione difensiva dell'oro».
E poi c'è lo yen, una valuta solida al contrario dell'economia giapponese in recessione, in ragione di una lunga storia di tassi "quasi" a zero....
«È la valuta di un Paese molto indebitato e contraddistinto da una crescita economica strutturalmente molto bassa. Lo yen forte dipende a breve termine dal rimpatrio da parte delle aziende giapponesi dopo lo tsunami e più a lungo termine dall'assenza di inflazione che sovente porta in positivo i tassi reali. Secondo il Purchasing Power Parity (PPP), anche dopo l'aggiustamento per il reddito pro-capite, lo yen non è particolarmente sopravvalutato contro il dollaro e le principali valute. La bilancia commerciale in attivo è sicuramente un plus, anche se a nostro avviso un debito percentualmente così elevato da un lato la rende precaria come valuta rifugio, dall'altro ne limita il potenziale di rivalutazione».
Insomma, franco svizzero, oro e yen non sembrano a buon mercato e quindi stanno perdendo l'effetto rifugio. Nell'elenco della spesa per chi è "avverso al rischio" sono rimaste le obbligazioni governative ad elevato rating. Ovvero Bund tedeschi e Tresaury americani.
«Il Bund a 3 anni rende lo 0,63%, contro lo 0,91% a 5 anni e l'1,76% a 10 anni. Negli Stati Uniti sulle analoghe scadenze i rendimenti sono rispettivamente 0.35%, 0.86% e 1.96%. Questi rendimenti scontano un futuro di stagnazione, senza inflazione e senza crescita. Dato il peggioramento dei fondamentali di molti paesi industrializzati questa possibilità è ovviamente concreta, ma a livelli di rendimento molto bassi il rapporto rischio/rendimento di detenere obbligazioni peggiora sensibilmente».
E quindi, dove investire per a dormire sonni tranquilli?
«La liquidità con conti deposito ben remunerati, attenzione a non superare i 100mila in contanti (la soglia di protezione del Fondo interbancario di tutela dei depositi, ndr) non vincolati è forse un'opzione migliore in attesa di nuove opportunità di investimento».
In sostanza, di questi tempi la vecchia idea del materasso torna prepotentemente di moda.
(Questo articolo non costituisce sollecitazione al risparmio)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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