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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2011 alle ore 08:35.

di Marigia Mangano
Dopo aver «declassato» l'Italia, Standard & Poor's taglia l'outlook di 15 banche italiane da stabile a negativo mentre per 7 di queste, fra cui Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Bnl, è stato allineato verso il basso anche il rating. Una decisione, quella comunicata ieri in tarda serata dagli analisti Usa, che non è altro che la diretta conseguenza del downgrade sul debito sovrano del nostro Paese abbassato a sorpresa di un gradino nella notte del 19 settembre scorso dalla "A+" alla "A" con prospettive rimaste negative. Il mercato, del resto, lo aveva già scontato dato che il passo dall'Italia alle banche era «breve».
Basta pensare all'esposizione dei principali istituti italiani verso il Belpaese: a fine giugno nel portafoglio Intesa figuravano quasi 64,5 miliardi di euro di titoli di Stato italiani, mentre per UniCredit il debito pubblico italiano pesava alla stessa data per 40 miliardi. Già nella conference call seguita alla decisione sul debito sovrano gli analisti dell'agenzia avevano rilevato come un meccanismo di trasmissione per gli istituti di credito italiano poteva arrivare dalla perdita di valore dei titoli di Stato detenuti nei portafogli delle banche. Come dire, si tratta di una decisione quasi «automatica» dovuta al fatto che gli istituti detengono almeno il 40% delle attività sul mercato domestico e sono così più esposti al rischio Paese.
Non sembra così un caso che il verdetto dell'agenzia Usa sia arrivato al termine di una giornata che ha visto una nuova ondata di vendite sulle banche italiane: tra i principali cali spiccano quelli del Banco Popolare (-4%), Ubi Banca (-3,2%), Mediobanca (-3,2%), Intesa Sanpaolo (-3%) e Unicredit (-2,87%).
In particolare la revisione del giudizio è stata in ordine sparso. E così il rating a lungo termine su Intesa Sanpaolo è passato da A+ ad A, con outlook negativo. Resta invariato il rating a breve termine della banca (A-1) che è stato confermato. Copione simile anche per Mediobanca. Il taglio secco del rating ha colpito anche altre cinque banche: Findomestic Banca, le controllate di Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo e Cassa di risparmio di Bologna, e Bnl.
Rating confermato ad A, ma outlook rivisto da stabile a negativo per altre otto banche, tra cui Unicredit. Su piazza Cordusio, in particolare, l'agenzia di rating ha confermato i rating di lungo "A" e di breve periodo "A-1". Contemporaneamente ha rivisto l'outlook a negativo. Confermato il giudizio A, ma prospettive passate da stabili a negative, anche per Banca Fideuram, Agos-Ducato, Istituto per il Credito Sportivo, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, le controllate di piazza Cordusio UniCredit Bank, UniCredit Bank Austria e UniCredit Leasing.
La decisione di lasciare per le quindici banche un outlook negativo «riflette la possibilità di un abbassamento del rating, se le cose resteranno uguali, a seguito di nuovi tagli del rating sull'Italia», avvertono gli analisti della casa americana. Questo perché la decisione presa ieri «non considera una revisione di un potenziale ulteriore deterioramento nell'ambiente operativo ed economico del settore bancario italiano». «La debolezza delle condizioni operative – fanno notare gli analisti Usa – potrebbe influenzare la nostra visione dei rischi economici e industriali che colpiscono il sistema finanziario italiano, che analizziamo come parte del Banking industry country Risk assessment (Bicra) e quindi, probabilmente, la capacità di credito per le banche italiane a cui diamo il rating».
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