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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2011 alle ore 16:43.

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Ft: quanto giù possono andare le banche italiane?Ft: quanto giù possono andare le banche italiane?

di Elysa Fazzino
Quanto giù possono andare le banche italiane? Se lo domanda la Lex Column del Financial Times, mentre Standard & Poor's declassa il rating di sette banche del Belpaese e la crisi greca erode gli utili di Mediobanca. Il downgrade delle banche era "inevitabile" e atteso", nota il Wall Street Journal, è "un effetto cascata" dopo il declassamento del debito sovrano dell'Italia. Ed è un'altra brutta notizia italiana alla ribalta della stampa economica internazionale.

Il downgrade del voto di S&P sul debito italiano è stato "una notizia terribile" per un settore" già a terra per mancanza di capitale e finanziamenti", osserva la Lex Column del Ft, constatando che quest'anno le azioni delle banche italiane sono crollate. "Questa disfatta non è giustificata. Il pericolo è che si giustifichi". Il Ft spiega che ci sono "valide argomentazioni" per non detenere azioni delle banche italiane, come il cattivo momento scelto per l'espansione transfrontaliera (Unicredit è "la banca paneuropea emblematica", ma essere paneuropei "non è mai apparso come una strategia meno valida") e i dubbi sulla qualità degli asset.

Ma sono "preoccupazioni più di breve termine" ad avere determinato le cessioni - nota il Ft - in particolare le preoccupazioni sui finanziamenti e il rischio di essere i principali banchieri di un debitore sovrano scialacquatore.

Le banche italiane sono "in una trappola di liquidità", possono salvarsi solo se la fiducia degli investitori nell'Italia stessa viene ripristinata . Così il Ft suggerisce ai banchieri di sfondare (in maniera figurata) le porte di Palazzo Chigi chiedendo che si fermi la "putrefazione".

S&P ha tagliato il suo rating di alcune delle principali banche italiane, tra cui Intesa Sanpaolo e Mediobanca, "in linea con il suo downgrade del debito sovrano del Paese" spiega il Ft nella corrispondenza da Milano. Ha cambiato il voto da A+ ad A, con outlook negativo. E ha abbassato l'outlook su Unicredit.

Gli analisti si aspettavano che S&P avrebbe tagliato il rating degli istituti italiani più esposti al debito sovrano, afferma il Ft. Le azioni delle principali banche italiane - prosegue il quotidiano - hanno visto il loro valore dimezzato quest'anno proprio a causa delle preoccupazioni sulla loro esposizione ai titoli del Tesoro italiano (Intesa - si legge - detiene titoli per 64,5 miliardi, Unicredit per 38,7 miliardi, Monte dei Paschi per circa 25 miliardi).

Il Ft ricorda le dichiarazioni di Corrado Passera, ad di Intesa, che mercoledì ha espresso fiducia nella capacità delle banche italiane di mantenersi salde.

"Gli analisti dicono che i downgrade erano inevitabili, poiché per convenzione il credito ‘corporate' non può avere un rating maggiore di quello del Paese ospite", puntualizza il Wall Street Journal.

Secondo Marcello Zanardo di Bernstein Research il downgrade non dovrebbe influire molto sui titoli bancari, poiché il taglio del rating era già stato scontato dal mercato questa settimana. "La mossa di oggi era del tutto attesa", ha detto al Wsj.

Tuttavia, continua il quotidiano statunitense, i downgrade potrebbero far salire i costi di finanziamento, poiché le banche avranno più difficoltà a reperire fondi sui mercati. "Le banche italiane un tempo erano considerate tra le più forti d'Europa", sottolinea il Wsj, ricordando che hanno superato la crisi del 2008. Ma con l'arrivo in Italia della crisi dell'eurozona, i valori di mercato si sono dimezzati. E poiché le banche italiane detengono grandi quantità di titoli pubblici italiani, il declassamento del rating del debito sovrano incide direttamente sui bilanci.

Il Wsj segnala da Amsterdam che la compagnia finanziaria Ing ha ridotto "drasticamente" la sua esposizione al debito del Tesoro italiano, nel tentativo di attenuare la preoccupazione dei mercati per la sua esposizione ai Paesi dell'eurozona in difficoltà.

Il downgrade delle banche italiane preoccupa anche la Francia: c'è un riflesso diretto perché una delle banche colpite è la Bnl, che fa parte del gruppo bancario Bnp Paribas. Un lancio Reuters che parla del declassamento (del rating o delle prospettive) di quindici banche italiane è ripresa da vari siti d'informazione francesi, tra cui Les Echos, Nouvel Observateur, La Tribune, Le Figaro

Les Echos punta i riflettori su Mediobanca, che ha pubblicato i risultati annuali: "La crisi erode del 40% i profitti di Mediobanca", titola il quotidiano.

Il tono di Les Echos non è però negativo: i conti di Mediobanca sono sì andati in rosso nel quarto trimestre dell'esercizio, chiuso il 30 giugno, ma alla fine c'è stato un utile netto di 369 milioni di euro. E' l'8% meno dell'anno precedente, ma l'importo comprende 238 milioni di euro di elementi negativi non ricorrenti dovuti alla crisi greca e al calo dei mercati azionari, ovvero "mancati guadagni del 40%". Il gruppo ha deprezzato di 120 milioni di euro i titoli Telco (la holding di controllo di Telecom Italia) e ha fatto una correzione di 109 milioni sui titoli del debito sovrano greco.

Il quotidiano francese sottolinea la ripresa "eccezionale" delle attività della banca nei settori retail e di banca privata, con un fatturato aumentato del 13%. Anche il Financial Times segnala che, secondo gli analisti, l'espansione di Mediobanca nel retail con la rete Che Banca! ha rafforzato i finanziamenti. "I bond greci pesano su Mediobanca", scrive il Ft, ma l'utile lordo - senza i deprezzamenti - è salito del 28% a 792 milioni di euro.

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