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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2011 alle ore 21:23.

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Stati Uniti, Cina, Singapore: dal private equity ad Alibaba fino a Temasek, sono tutti interessati alle sorti di Yahoo, compreso il co-fondatore Jerry Yang.

In quella che comincia a tratteggiarsi come una delle più complesse operazioni finanziarie dei prossimi anni, coinvolgendo potenzialmente un ampio numero di soggetti in varie parti del mondo, adesso potrebbe esserci anche colpo di scena. Il nuovo corteggiatore di Yahoo, il secondo motore di ricerca al mondo in cerca di una strategia, sarebbe il co-fondatore Jerry Yang, secondo fonti statunitensi. Yang adesso sarebbe in pole position per tornare in sella all'azienda da cui è stato estromesso grazie a una cordata di private equity: l'obiettivo è farla delistare e toglierla dal mercato.

Per riuscire a scalare Yahoo, Yang dovrà aumentare notevolmente le azioni in suo possesso, che oggi sono il 3,63%. Potrebbe però contare fin da subito su un antico alleato, il co-fondatore David Filo, che controlla un altro 5,9%. Il resto verrebbe cercato sul mercato con il capitale di alcuni private equity interessati all'operazione.

Secondo gli analisti Yahoo continua a mancare di una strategia efficace e questo è costato il posto, oltre che ad alcune migliaia di dipendenti negli ultimi anni, anche a tre Ceo. Prima Terry Semel nel 2007, poi lo stesso Yang nel 2008 (Yang però è rimasto nel board di Yahoo) e poi al suo successore, Carol Bartz, che si è dimessa lo scorso 8 settembre dopo soli 19 mesi alla guida di Yahoo.

Yang aveva provocato forti critiche da parte degli azionisti e della comunità finanziaria per essersi rifiutato di accettare l'offerta di acquisizione di Microsoft a 33 dollari per azione (per un totale di 47,5 miliardi di dollari) nel maggio del 2008: due mesi dopo il titolo di Yahoo era sceso a 14 dollari e l'opposizione di Yang era stata giudicata dettata da motivi di orgoglio personale. Successivamente Yahoo ha firmato un accordo con Microsoft per la collaborazione con il motore di ricerca di quest'ultima, Bing, in funzione di contrasto al leader di mercato Google.
Nonostante le alleanze, da qualche settimana sono tornate a circolare sui mercati voci di possibili acquisizioni. Una delle più insistenti, che aveva aperto un fronte inedito, era la possibilità che Alibaba, il più importante sito di eCommerce cinese che è partecipato dalla stessa Yahoo, potesse voler ri-acquisire la sua quota controllata dall'azienda americana e poi scalare il brand statunitense.

Ma non c'è solo Alibaba. Anche Microsoft sarebbe ancora interessata e così anche una lunga lista di investitori professionali: Bain Capital, Silver Lake Partner, Providence Equity e Hellman & Friedman. Alcuni di questi proprio in funzione dell'operazione di Yang. Ci sarebbe poi anche Temasek, la società di investimenti di proprietà del governo di Singapore, che tratterebbe per finanziare Alibaba e consentirle così di recuperare il 40% dell'azienda controllato da Yahoo (pari a circa 13 miliardi di dollari, secondo i calcoli di Bloomberg, e che a suo tempo era stato pagato un miliardo).

In questa situazione alquanto complessa, Yang avrebbe visto la sua opportunità e avrebbe trovato gli alleati necessari (cioè il capitale dei private equity) per fare la sua mossa.

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