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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 07:40.
Doccia fredda dalla Germania sulle aspettative che il vertice europeo di domenica prossima possa dare un contributo decisivo alla soluzione del debito sovrano nell'area dell'euro. Dopo le fortissime pressioni esercitate dagli altri Paesi del G-20 lo scorso fine settimane perché gli europei arrivino a un pacchetto che ristabilisca la fiducia dei mercati, dal Paese chiave dell'eurozona arriva una brusca frenata. «Stanno emergendo di nuovo - ha detto Steffen Seibert, il portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel - sogni che lunedì prossimo tutto sarà risolto, tutto sarà finito. Questi sogni, ancora una volta, non si realizzeranno».
La dichiarazione dell'ufficio del cancelliere, insieme a quella altrettanto dura del ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, è stata interpretata sui mercati finanziari, dove i due interventi hanno provocato un'immediata inversione della tendenza positiva dell'apertura, come un segnale che la Germania vuole mantenere alta la tensione perché gli altri Paesi europei non allentino gli sforzi per il risanamento. Significativo a questo proposito il richiamo di Schäuble, che ha a sua volta sostenuto che «una soluzione definitiva al vertice europeo è improbabile», quando ha affermato la necessità che a livello europeo venga adottato un freno al debito come quello già previsto per legge in Germania e che richiede l'eliminazione del deficit di bilancio strutturale nei prossimi 5-10 anni.
I due interventi di ieri sembrano segnare un passo indietro nell'atteggiamento tedesco sia rispetto alle dichiarazioni emerse dopo l'incontro bilaterale fra la signora Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, sia dopo il confronto all'Eliseo di venerdì scorso, ospite lo stesso Sarkozy, fra Schäuble il suo collega François Baroin. In entrambi i casi era stato detto che l'accordo fra i due Paesi era vicino, per una soluzione completa della crisi, pur se non era stato reso noto alcun dettaglio.
Ora, il portavoce della signora Merkel parla di «passi importanti in un lungo viaggio che continuerà fino all'anno prossimo». Un approccio in netto contrasto con le esigenze di Sarkozy, che vuol portare al vertice del G-20 a Cannes, che sarà da lui presieduto ai primi di novembre, un pacchetto europeo che possa essere presentato agli altri Paesi come la soluzione definitiva del problema. Questa era l'aspettativa che si era creata fra i non europei (sia gli altri Paesi avanzati, come Stati Uniti e Canada, sia i grandi Paesi emergenti) alla riunione dei ministri finanziari del G-20 del fine settimana scorso.
Schäuble ha sostenuto peraltro che l'Europa va verso un accordo per aumentare il capitale richiesto alle banche che si sono sottoposte agli stress test dei mesi scorsi (una novantina degli istituti più importanti) al 9% dell'attivo, come indicato dall'European banking authority (Eba), e che l'intesa sulla Grecia per cui i creditori privati avrebbero subito un taglio del 21% del valore nominale della loro esposizione andrà rinegoziata.
La Germania preme perchè gli investitori privati debbano accettare perdite ben più consistenti, fino al 50%. Sia l'aumento dei requisiti di capitale sia le maggiori perdite sul debito greco hanno finora incontrato forti resistenze dalle banche, con in testa quelle tedesche. Ieri, Charles Dallara, il direttore dell'Institute of International Finance, che raggruppa le grandi banche internazionali e ha negoziato il pacchetto greco originale, ha ribadito l'opposizione all'aumento dell'haircut.
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