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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 08:10.

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The game is over. I livelli record raggiunti ieri dai rendimenti dei Btp sulle scadenze brevi a 2, 3 e 5 anni sono un fortissimo segnale di allarme sul fatto che l'Italia è arrivata ormai a un passo da non poter più salvare se stessa. Mettendo a rischio non soltanto la sua economia, ma assicurando il contagio anche a tutto il resto dell'area euro.

Le scadenze brevi dei buoni pluriennali sono quelle che misurano con maggiore precisione lo stato di salute della Repubblica italiana, perché sui Btp a 2 e 3 anni non ci sono acquisti da parte della Banca centrale europea, che ieri ha continuato a comprare titoli governativi di Italia e Spagna a 5 e 10 anni. Nonostante ciò, i rendimenti e gli spread sui Bund tedeschi dei titoli decennali di entrambi i Paesi hanno continuato a galoppare.

Il rendimento dei Btp a 2 anni ha toccato il 5,08%, un record dall'introduzione dell'euro. Record analogo l'ha raggiunto il Btp triennale, che in mattinata ha sfondato quota 5,5 per cento. Anche i buoni a 5 anni hanno fatto tremare i polsi: il rendimento ha superato quota 6%, portando il differenziale con il Bund di uguale durata al livello inedito di 476 punti base.

Il Btp a 10 anni ormai viaggia stabilmente sopra 6 per cento e ieri mattina ha sfiorato quota 6,2%, con lo spread rispetto ai Bund a 10 anni arrivato attorno a 410 punti base. Quel 6,2 per cento comincia a fare davvero paura. «Irlanda, Portogallo e Grecia sono state costrette a chiedere aiuti all'Unione europea quando i rendimenti sui titoli decennali sono arrivati al 7% - spiega Sergio Capaldi, Fixed income strategist di IntesaSanPaolo -. In base alle nostre simulazioni l'Italia ci arriverebbe prima, attorno al 6,5%, perché i tassi di crescita rispetto all'entità del debito sono più bassi». Anche se va ricordato che la scadenza media del debito italiano è di 7 anni. Sulla Repubblica tricolore pesa la non più sostenibile ipoteca della credibilità del governo, impegnato nel realizzare una serie di promesse nei prossimi mesi quando i mercati stanno giudicando l'Italia in termini di giorni, se non di ore. «Più ci si avvicina alla soglia psicologia della incapacità di un Paese di fare fronte alle scadenze sul debito - continua Capaldi - più la speculazione è sollecitata a cercare di forzare quelle soglie, entrando in un circolo vizioso dal quale poi è difficile tornare indietro».

Va detto, comunque, che la tensione sta aumentando in tutta l'area euro. La diffusione ieri mattina di una serie di dati che testimoniano il progressivo deterioramento del quadro macroeconomico europeo hanno contribuito a rendere più pesante la situazione. L'Ocse ha aggiornato al ribasso le stime di crescita dell'eurozona, portandole da 2% all'1,6% nel 2011 e allo 0,3% nel 2012, mentre Eurostat ha sancito che la disoccupazione continua a crescere, raggiungendo il 22,6% in Spagna. Secondo la banca centrale spagnola la crescita del Pil nel terzo trimestre è stata pari a zero. Non a caso ieri anche i rendimenti dei titoli iberici sono tornati a crescere (5,65% il picco del Bonos decennale) mentre lo spread con i Bund tedeschi ha superato i 350 punti.

Ad accrescere la tensione su Italia e Spagna sono state anche le indiscrezioni nel week end su un piano di emergenza del Fondo monetario, della Ue e delle banche centrali per salvare Italia e Spagna in caso di rischio contagio. «Temo che non ci sia il tempo neanche per questo - chiosa Capaldi - nel breve termine solo le banche centrali hanno la forza e l'autonomia per sostenere gli Stati. Per potenziare Efsf e Fmi servono tempi "politici" troppo lunghi. Soltanto un intervento su larga scala da parte della Bce sui titoli governativi europei sotto attacco può lanciare un altolà serio alla speculazione. E certo un taglio dei tassi, considerato anche il rialzo dell'inflazione, gioverebbe. Per il nuovo governatore dell'Eurotower, Mario Draghi, si profila un vero e proprio battesimo del fuoco».

Nel frattempo i Btp italiani e spagnoli mietono la prima vittima oltreoceano: Mf Global ha dichiarato bancarotta proprio per le cattive scommesse sul debito europeo. Barclays invece ha annunciato di aver ridotto l'esposizione verso titoli europei del 31 per cento.

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