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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 06:42.

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I banchieri, gli amministratori di Comuni e Regioni, gli avvocati ne sono tutti convinti: per effetto di una recente sentenza del Consiglio di Stato, tra Enti locali italiani e banche è iniziata la guerra finale sui derivati. Il D-Day. Una battaglia che potrebbe cambiare le sorti dei conti pubblici di 407 Comuni, Province o Regioni, perché potrebbe consentire loro di cancellare con un colpo secco buona parte dei 31,8 miliardi di euro di derivati che zavorrano i loro conti: hanno già deciso di farlo la Regione Toscana e il Comune di Firenze, ma ci stanno pensando seriamente anche le Regioni Lombardia e Piemonte e il Comune di Verona. Il problema è che questa battaglia (sacrosanta) potrebbe anche trasformarsi in un gigantesco boomerang contro l'Italia stessa: potrebbe penalizzare ulteriormente il mercato dei BTp, potrebbe mettere in difficoltà il ministero del Tesoro, potrebbe scatenare un gigantesco conflitto tra la giurisdizione italiane a quella inglese.
Il Cavallo di Troia
Tutto inizia quando la provincia di Pisa decide di annullare unilateralmente gli atti amministrativi con cui, a suo tempo, la Giunta decise di stipulare contratti derivati con Dexia e Depfa. La legislazione italiana offre agli Enti locali questa possibilità (si chiama «autotutela»), quando viene dimostrato che quegli atti amministrativi hanno violato la nornativa ed erano contro l'interesse pubblico. Ma la normativa italiana nulla dice sui contratti derivati sottostanti: quelli sono disciplinati dalla legge inglese, non da quella italiana. Ebbene: su questo punto è intervenuto – per la prima volta – proprio il Consiglio di Stato: l'«autotutela», ha sentenziato, comporta l'automatica «caducazione» dei derivati sottostanti.
Insomma: muoiono anche loro. Spariscono derivati e relative perdite. Punto. Ecco perché questa sentenza può diventare il Cavallo di Troia con cui molti altri Enti locali potrebbero vincere unilateralmente la battaglia sui derivati: basterà annullare gli atti amministrativi, per far cadere quasi automaticamente (ovviamente ogni caso va a sé) i derivati. «Potenzialmente – sostiene l'avvocato Tommaso Iaquinta che segue alcuni di questi casi – quasi tutti gli Enti locali potrebbero azionare l'autotutela, perché quasi tutti i derivati avevano costi occulti». Stiamo parlando di 31,8 miliardi di euro di derivati. Questa è la posta in gioco.
La battaglia finale
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, è uno dei più agguerriti: «L'autotutela è una strada che abbiamo già imboccato. L'avevamo annunciato a giugno per i Galileo Bond, nei confronti quindi di Merrill Lynch, Ubs e Deutsche Bank. La procedura è in corso. La estenderemo prossimamente ad altre banche: Dexia Crediop, ad esempio». Un atteggiamento simile è quello dell'amministrazione Renzi del Comune di Firenze, che ha stipulato contratti con Merrill Lynch, Dexia Crediop ed Ubs: «Abbiamo già fatto ricorso allo strumento dell'autotutela – spiegano al Sole 24 Ore –, dopo avere comunicato l'avvio del procedimento e avere fatto un preventivo tentativo di conciliazione con le banche».

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