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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 16:55.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2011 alle ore 08:37.

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(Reuters)(Reuters)

Wall Street chiude in moderato rialzo. Il Dow Jones guadagna lo 0,84%, l'S&P 500 l'1,04% e il tecnologico Nasdaq l'1,2%. La notizia di giornata - l'annuncio delle dimissioni di Berlusoni dopo la legge di stabilità - ha indubbiamente influenzato anche le contrattazioni a Wall Street. Oltre a quelle in Europa dove gli indici hanno chiuso in attivo ma in frenata rispetto ai massimi di inizio mattinata.

Dopo il voto della Camera sul rendiconto dello stato, in cui è emerso che il Governo Berlusconi non ha più la maggioranza in Parlamento. Gli indici Ftse Mib e Ftse It All Share, dopo una mattinata con rialzi sopra il 2%, riducono rapidamente i guadagni per chiudere in rialzo dello 0,74 e 0,49% rispettivamente. In deciso rialzo il Cac40 di Parigi (+1,28%). Bene anche Francoforte chiude (+0,55%). In lieve ribasso gli indici a Wall Street.

andamento titoli

Spread verso quota 500
Nuovo massimo storico dei rendimenti sui titoli di Stato dell'Italia: in serata i tassi retributivi dei Btp a 10 anni hanno toccato il 6,76 per cento. Sempre in serata il loro differenziale (spread) rispetto ai Bund della Germania ha segnato a sua volta un nuovo massimo storico a 497 punti base, secondo Bloomberg, o 4,97 punti percentuali. Lo spread tra il btp e il bund ha raggiunto i 500 punti base sulla piattaforma utilizzata da Thomson-Reuters. Intanto fanno segnare nuovi record i credit default swap, i derivati che assicurano sul rischio fallimento dell'Italia. I cds a cinque anni hanno toccato quota 526 punti base, 22 sopra la chiusura precedente e oltre il precedente record di 521 punti fatto segnare lo scorso 22 settembre.

Piazza Affari
A Piazza Affari si mantengono in rialzo le banche, soprattutto Intesa Sanpaolo (+3,54%) dopo i dati dei primi nove mesi che hanno visto 'utile in calo del 12,3% a 1,9 miliardi ma nel terzo trimestre, grazie a imposte a credito per 894 milioni, il risultato è salito dell 28,9% rispetto ai tre mesi precedenti a 527 milioni. Bene anche Unicredit (+2,08%) che lunedì 14 novembre presenterà il nuovo piano strategico. Nella parte bassa del listino segna un deciso calo il titolo Mediaset (-2,94%) maglia nera del listino dopo il voto della Camera che prelude a sempre più probabili dimissioni del premier (e azionista) Silvio Berlusconi. La società attende la pubblicazione dei conti trimestrali.

Crescono utili (e debiti) di Enel Green Power
Chiude in rialzo Enel Green Power (+1,14%). La società ha comunicato di aver chiuso i primi nove mesi del 2011 con un risultato netto di 363 milioni, con un incremento di 11 milioni (+3,1%) rispetto ai 352 milioni dei primi nove mesi 2010. I ricavi sono ammontati a 1.859 milioni di euro, in aumento del 17,6% rispetto ai 1.581 milioni del 2010, mentre l'ebitda è cresciuto del 22,8% a 1.186 milioni. Lo rende noto la società, aggiungendo che l'indebitamento netto al 30 settembre era pari a 3.965 milioni contro i 3.092 mln del 31 dicembre 2010 (+28,2%).

Le trimestrali di giornata
Una serie di risultati societari oltre le attese hanno aiutato le principali borse continentali in mattinata. Il colosso britannico della telefonia mobile Vodafone per esempio ha chiuso il primo semestre con un utile operativo rettificato in crescita del 2,3% a 7,5 miliardi di sterline e alzato le stime per l'intero anno a 11,4-11,8 miliardi. Bene anche i grandi magazzini Mark & Spencer con un calo dell'utile inferiore al previsto. Rimbalza, dopo la trimestrale, anche la banca francese Societe Generale. Conti favorevoli anche per la tedesca Hugo Boss che ha alzato le previsioni per il 2015.

A Tokyo crolla Olympus
Chiusura negativa per la borsa di Tokyo dove l'indice Nikkei conclude la seduta in calo dell'1,27% a 8.655,51 punti e il Topix cede l'1,66% a 738,03. A trascinare al ribasso il mercato ha contribuito il tonfo del 29% di Olympus che, dopo aver rivelato di aver truccato i conti attraverso acquisizione poco chiare, per occultare grosse perdite sui titoli a partire dagli anni '90, ha licenziato il suo direttore generale. Il caso ha scatenato un'ondata di sfiducia in un contesto già pesantemente condizionato dalla crisi del debito sovrano europeo. In particolare l'incertezza della situazione italiana ha messo sotto pressione alcune società più esposte al Paese, come Nomura Holdings, che lascia sul campo quasi il 15% a 245 yen minimi dal settembre 1974. In una nota diffusa l'1 novembre l'istituto ha stimato che al 30 settembre l'esposizione netta verso Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna era pari a 3,6 miliardi di dollari e di questi, ben 2,8 miliardi sono titoli governativi italiani.

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