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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 08:10.
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Perché i prezzi delle azioni delle banche scendono ogni volta che si allarga lo spread BTp-Bund?
Le banche italiane hanno una quota rilevante di capitale investito in titoli del Tesoro, perciò un calo dei prezzi dei «Buoni» implica svalutazioni (per il momento teoriche) dei portafogli degli istituti di credito e quindi, in prospettiva, un livello inferiore di utili e di dividendi per gli azionisti. Uno spread elevato si traduce inoltre in un aumento del costo della raccolta a medio-lungo termine per le banche.
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Che succede alle mie azioni se la banca fa un aumento di capitale?
Ogni socio riceverà un certo numero di diritti di opzione in base al numero di azioni detenute, che potrà esercitare se vorrà partecipare all'operazione o che potrà rivendere sul mercato in caso contrario. In ogni caso i prezzi dei titoli della banca oggetto di ricapitalizzazione resteranno sotto pressione a causa dell'effetto diluitivo che l'operazione stessa comporta.
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Le Borse spesso chiudono in calo e sono altamente volatili. In un simile contesto conviene vendere le azioni?
La prima regola è non farsi prendere dall'ansia: le scelte sotto stress sono le peggiori. Ciò premesso, per gli esperti bisogna individuare la giusta quota investita in equity. Ebbene, nel portafoglio di un risparmiatore, con un rapporto rischio-rendimento medio, la soglia limite è il 25-30%. Se la quota è superiore, nell'attuale contesto, il portafoglio è troppo rischioso. La stessa composizione degli asset azionari, poi, dev'essere diversificata. È ben vero che, durante la crisi, titoli, bond e commodity sono tra loro correlati. Cioè, è difficile ridurre il rischio anche investendo su asset diversi. Tuttavia, possedere, per esempio, all'interno della quota di azioni, titoli bancari in percentuale superiore al 15-20%, è eccessivamente pericoloso. Ciò detto, l'eventuale vendita dev'essere ponderata. È essenziale considerare il prezzo di carico (il prezzo d'acquisto) dei titoli. Sulla base di quello, bisogna quantificare la minusvalenza che si è disposti ad accettare. Un risparmiatore medio non dovrebbe mai superare una perdita complessiva di portafoglio del 10%.
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Se la minusvalenza è eccessiva come gestire il portafoglio?
Bisogna evitare di vendere tutti i titoli in un'unica soluzione. A meno che, ovviamente, non si debba affrontare una minusvalenza veramente insostenibile. Al di là della situazione limite, bisogna ridurre gradualmente la posizione. I listini attuali, dopo i crolli, ci hanno abituato a rimbalzi. Ebbene, bisogna riuscire a sfruttare le risalite per alleggerire la propria posizione. C'è anche chi, peraltro, suggerisce di re-investire la plusvalenza così ottenuta nel successivo calo. In questo modo, se il listino rimbalza nuovamente si riesce a guadagnare ancora un po'. Ma ipotizzare rialzi successivi è sempre molto rischioso. L'attuale mercato è da trader, non da investitori.
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Tra le cause della crisi dei listini c'è l'eccesso di debito sovrano in Europa. Investire in altri mercati può essere un'opzione?
La mossa difensiva per eccellenza è quella di mantenere la liquidità. Quindi, per esempio, investire nei conti-deposito. Per chi, invece, vuole assumere un po' di rischio i mercati extra-europei sono un'opzione. Sempre, però, con una quota non elevata di portafoglio. Gli esperti indicano, sul lungo periodo, la Borsa australiana e quella canadese. Listini da guardare, comunque, solo con gli Etf azionari. Rispetto ai quali bisogna controllare: il Ter (il costo totale del fondo) e la sua liquidità. E poi, assicurarsi che siano armonizzati (per evitare le doppie tassazioni) ed evitare gli Etf sintetici. Chi sceglie gli investimenti extra-europei, comunque, deve ricordare che c'è il rischio cambio.
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Le banche hanno perso molto: un'occasione d'acquisto?
Bisogna fare molta attenzione. È ben vero che le banche sono sottovalutate, soprattutto quelle italiane (il loro rapporto prezzo su patrimonio tangibile è di 0,5). Tuttavia, gli istituti di credito sono «imbottiti» di titoli di Stato oggetto di potenziali svalutazioni. Questo, unito alla bassa crescita e al rischio-paese, ne schiaccia le quotazioni, che possono restare basse per molto tempo.
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Tutela
Ho comprato azioni quotate di una banca. Che rimedi posso esperire se la banca va in default?
In generale, non esistono rimedi specifici per i portatori di azioni quotate, anche se di una banca. Il rischio è di perdere l'intero capitale investito. Laddove non ci fosse salvataggio da parte dello Stato, per la banca emittente si aprirà la procedura di liquidazione coatta sotto il controllo della Banca d'Italia (o della competente autorità di vigilanza) e dunque per l'azionista sarà necessario insinuarsi al piano di rientro della massa passiva. Da questo punto di vista, gli azionisti sono gli ultimi a essere rimborsati (a differenza dei portatori di obbligazioni). Non si dimentichi che la legge finanziaria del 2006, attuata dal Dpr 116/2007, ha previsto la costituzione di un apposito fondo presso il ministero dell'Economia e delle finanze. Tale fondo è finalizzato alla tutela dei risparmiatori che siano rimasti vittime di frodi finanziarie o che comunque abbiano subito danni ingiusti che non siano stati risarciti. In presenza dei dovuti presupposti, l'investitore potrebbe godere di questa ulteriore tutela.
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