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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 17:14.

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L'insediamento di nuovi governi in Italia, Grecia e Spagna non sembrano aver frenato la scorsa degli spread, se non momentaneamente. E, secondo gli analisti di Crédit Suisse, neppure se questi governi mettessero in pratica le riforme chieste dall'Europa la pressione sui loro debiti potrebbe calare.

La previsione degli analisti della banca svizzera è quella di un netto peggioramento della situazione dei debiti dell'Eurozona. In assenza di una decisa svolta, i rendimenti sui Bonos e sui BTp a 10 anni rischiano anzi di toccare il livello allarmante del 9 per cento nel giro di poco. Non sarebbe risparmiata neppure la Francia con i rendimenti sui decennali che rischiano di schizzare sopra il 5 per cento. Questo potrebbe accadere anche se la Bce dovesse intervenire in maniera aggressiva sui mercato acquistando titoli di stato o assicurando liquidità alle banche.

L'unico snodo per assicurare un futuro all'euro ed evitare questo scenario da incubo, si legge nel report dal titolo "Gli ultimi giorni dell'euro", è un deciso passo avanti verso la realizzazione di un'unione fiscale. I mercati hanno bisogno di segnali credibili in questa direzione. Solo dopo che ci saranno sviluppi in questo senso la Bce potrà «costruire quel ponte necessario ad evitare il collasso sistemico». Il dibattito sul tema potrebbe subire una brusca accelerazione nelle prossime settimane. La Commissione europea pubblicherà a breve uno studio sugli eurobond. Cruciale sarà poi l'Eurogruppo del 9 dicembre in cui si discuterà la riforma dei trattati. Finchè non ci saranno svolte concrete però, la pressione sui debiti dell'Eurozona è destinata a mantenersi elevata.

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