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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2011 alle ore 08:03.

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La Germania alza la posta sui TrattatiLa Germania alza la posta sui Trattati

dal nostro corrispondente Beda Romano
A 24 ore dall'inizio di un vertice cruciale per il futuro dell'unione monetaria la Germania ieri ha sottolineato ancora una volta la necessità di riformare i Trattati adottando un nuovo assetto istituzionale per salvare la moneta unica. L'opzione è guardata con grande timore dagli altri paesi dell'Unione, combattuti tra il desiderio di dare una riposta ambiziosa alla crisi e il timore di creare nuove incertezze.

Riferendosi alle proposte del presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy, che prevedono modifiche ai protocolli oltre che ai Trattati, una fonte governativa tedesca ha spiegato a Berlino che questo piano «è insufficiente rispetto al nostro obiettivo: ossia un nuovo quadro legale che istituisca una nuova cultura della stabilità». E ha aggiunto: «Sono pessimista sulla possibilità di raggiungere un accordo globale».
Secondo la stessa fonte, «un certo numero di partner non ha capito la gravità della situazione». Sul tavolo del consiglio che si riunirà oggi per una due-giorni cruciale, ci sono proposte per imporre una nuova disciplina di bilancio, migliorare la force de frappe dei fondi salva-Stati, rafforzare la convergenza tra gli i Paesi membri. Non era chiaro ieri se i segnali berlinesi erano solo negoziali, o se vi sia il desiderio di alzare la posta.

Certo è che la dura presa di posizione tedesca stona per certi versi con la lettera che Francia e Germania hanno inviato ieri a Van Rompuy. Da un lato il documento parla della necessità di «un contratto rinnovato tra i Paesi della zona euro». Dall'altro, indica che le sanzioni proposte dalla Commissione contro i Paesi in deficit possono essere bloccate dal consiglio con una maggioranza qualificata, senza quindi un pieno automatismo.
Secondo il gabinetto Van Rompuy, per introdurre la regola sul bilancio in pareggio basta cambiare il Protocollo 12 con l'assenso del consiglio. Modifiche più profonde ai Trattati - per esempio relative all'avvio della procedura di deficit eccessivo o al ruolo della Commissione - richiedono invece il benestare dei Paesi, in versione semplificata, o la convocazione di una convenzione, se c'è trasferimento di sovranità.

Ieri sera secondo esponenti europei la strada di una vera riforma dei Trattati appariva la più probabile, con tutti i rischi connessi. La partita è particolarmente difficile perché bisognerà decidere se i cambiamenti - quali essi siano - saranno a 17 o a 27. Per accettare la prima opzione, la Gran Bretagna potrebbe chiedere contropartite (per esempio modifiche alla legislazione europea in materia finanziaria o di orario del lavoro).
Sul fronte della gestione della crisi, il Consiglio europeo deve decidere come potenziare l'Efsf (attraverso l'aiuto del Fondo monetario internazionale?), e come modificare lo statuto dell'Esm (ammorbidendo l'obbligo del contributo dei privati a una eventuale ristrutturazione del debito, aumentandone la dotazione, e trasformandolo in istituzione creditizia). Su quest'ultimo punto la Germania è contraria.

La speranza è di giungere come minimo a un accordo su linee-guida che possano essere decise formalmente a marzo e che convincano nel frattempo la Banca centrale europea a sostenere il debito europeo. I negoziatori puntavano ieri su un pacchetto che sia univoco per i mercati, ma abbastanza flessibile perché possa essere aggiustato dai negoziati diplomatici che seguiranno l'accordo delle prossime ore.
Sul fronte italiano, in più di una occasione il premier Mario Monti ha sottolineato come le regole europee siano per il paese un utile corsetto. L'attenzione della delegazione italiana sarà rivolta al ruolo che avranno le istituzioni europee nel controllare i bilanci. La recente riforma del Patto di stabilità mette l'accento sulla necessità di ridurre il debito, prevedendo per i Paesi margini di trattative che l'Italia non vorrà sacrificare.

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