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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 08:36.

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Il primo ministro greco Lukas Papademos al parlamento di Atene (AFP)Il primo ministro greco Lukas Papademos al parlamento di Atene (AFP)

Il Parlamento greco ha approvato la finanziaria del 2012, che contiene misure di drastica austerity. Il bilancio sarà caratterizzato da un forte calo del disavanzo pubblico e dal quinto anno consecutivo di recessione: un segnale della determinazione di Atene a restare nell'euro e rispettare le promesse fatte ai suoi creditori.
Per riuscire a realizzare un'eccedenza primaria dell'1,1% nel 2012
, obiettivo ambizioso vista la recessione profonda che attanaglia il Paese, la Grecia deve essere "determinata" e "sistematica" nel suo sforzo, altrimenti "la storia" non la "perdonerà", ha dichiarato il nuovo primo ministro, Lucas Papademos, di fronte ai deputati. Il governo di coalizione (socialisti, destra, estrema destra) - che poteva teoricamente contare su 255 voti sui 300 del Parlamento greco - ha ottenuto 258 voti favorevoli alla finanziaria su 299 complessivi, mentre 41 deputati hanno votato contro, secondo il bilancio ufficiale. Il bilancio 2012, criticato nelle proteste di piazza, comporta in particolare nuovi aumenti di imposte, riduzioni dei salari dei funzionari e riduzioni del numero di lavoratori dipendenti nel settore pubblico.

"La nostra posizione in Europa non è negoziabile", ha affermato Papademos, che deve fronteggiare scelte draconiane per evitare un fallimento finanziario del Paese, mentre l'eurozona si batte parallelamente per tentare di preservare la sua integrità. "La Grecia è e resterà una parte dell'Europa unita e dell'euro", ha aggiunto il primo ministro, ex vicepresidente della Banca centrale europea (Bce), sottolineando che questa "partecipazione" implica degli "obblighi". In questo quadro eccezionale, "il futuro del Paese non è deciso soltanto per il 2012, ma per tutto il decennio a venire", ha sottolineato il primo ministro ai deputati.
Il bilancio 2012 della Grecia prevede una riduzione del deficit pubblico al 5,4 per cento del pil, rispetto al 9% del pil atteso nel 2011, cioè uno sforzo gigantesco in materia di riduzione della spesa e aumento delle entrate fiscali.

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