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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 15:11.

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IL PUNTO CRITICO
La dinamica di utili e dividendi
Parte delle risorse per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Eba arriveranno inevitabilmente dalla mancata distribuzione degli utili ai soci. I dividendi per l'esercizio 2011 sono in discussione e anche di questo fattore dovranno tenere conto gli azionisti chiamati a ricapitalizzare.

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Ho sentito dire che l'intervento dell'Eba penalizza le banche italiane, il denaro che vi ho depositato è a rischio?
Le decisioni dell'Authority di supervisione delle banche europee mirano a rafforzare il capitale degli istituti di credito per renderli meno vulnerabili a un improvviso shock. Da questo punto di vista, quindi, i correntisti possono stare tranquilli, perché l'intervento mira semmai a dare maggior solidità alle banche, comprese quelle italiane. Il fatto che gli istituti di casa nostra, impegnati più che altro nelle tradizionali attività bancarie, escano più penalizzati rispetto a quelli di altri Paesi e soprattutto a quelli anglosassoni, che invece sono più sbilanciati sull'attività di trading, si ripercuoterà su altri aspetti. Per esempio sulla capacità di generare profitti o di concedere finanziamenti alla clientela, e in generale riguarderà più la questione della competitività che quella della solidità.
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Adesso per le imprese sarà più difficile accedere ai finanziamenti?
È purtroppo un rischio più che concreto. Per raggiungere entro giugno 2012 i requisiti richiesti dall'Eba, le banche hanno diverse soluzioni: possono aumentare la dotazione del patrimonio attraverso aumenti di capitale o conversione di prestiti obbligazionari; possono destinare a riserva gli utili realizzati anziché distribuirli ai soci o possono provare a vendere attività non strategiche cercando di trarne delle plusvalenze. In alternativa, però, possono anche concentrarsi sugli impieghi verso la clientela e provare a ridurne la rischiosità. Questo, in soldoni, significa in primo luogo che si andrà verso una maggiore selezione delle aziende a cui concedere finanziamenti e probabilmente anche all'innalzamento dei tassi a cui i prestiti vengono concessi. Nelle situazioni più difficili si potrà anche giungere a ridurre in modo drastico l'erogazioone di prestiti: gli analisti temono che per raggiungere l'obiettivo fissato dall'Eba sia inevitabile una riduzione dei finanziamenti all'economia reale per circa 30 miliardi di euro.
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Il ragionamento vale anche per i mutui alle famiglie?
In gran parte sì, anche se statisticamente le famiglie italiane sono fra le meno rischiose in tutta Europa. Il problema del costo dei mutui di nuova concessione è in realtà soprattutto il riflesso di altri aspetti, primo fra tutti la difficoltà che in questo momento le banche italiane trovano a finanziarsi attraverso i tradizionali canali del mercato dei capitali: la crisi di fiducia che ha attanagliato il «Sistema Italia» le costringe a pagare di più la raccolta e a girare gran parte del «caro-denaro» alla clientela sotto forma di spread elevati. Non c'è dubbio, comunque, che la rigidità dell'Eba rischia contribuire a rendere gli istituti di credito più prudenti anche sui finanziamenti alle famiglie.
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IL PUNTO CRITICO
La riduzione degli impieghi
Le richieste dell'Eba costringeranno le banche ad aumentare il patrimonio, ma anche a valutare la rischiosità degli impieghi. Per questo c'è da attendersi una forte riduzione dei finanziamenti verso la clientela (si teme fino a 30 miiardi di euro in meno).

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