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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 16:01.

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Il 2012 è iniziato con il peso dei problemi irrisolti nel 2011, acuiti da spread medi sui titoli di Stato più corposi per tutti i Paesi dell'area euro, triple A incluse. Così, torna di prepotente attualità il tema della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie ideata nel 1972 dall'economista James Tobin, premio Nobel, in passato professore del premier Mario Monti. L'economista aveva immaginato l'applicazione di un'aliquota tra lo 0,1% e l'1% sulle transazioni in valuta straniera con il triplice l'obiettivo di frenare la speculazione, stabilizzare i mercati e raccogliere nuove risorse utili per obiettivi globali.

Passi in tal senso sono stati già fatti qualche mese fa. A fine settembre la Commissione europea ha presentato una proposta di introduzione della Tobin tax nell'Eurozona a partire dal 2014 indicando che porterebbe alle casse europee circa 55 miliardi di euro l'anno. Secondo l'impostazione originaria, applicando a livello globale un'aliquota dello 0,1% la tassa garantirebbe introiti medi annui di 166 miliardi di dollari.

In ogni caso, una qualsiasi versione della Tobin Tax potrebbe calzare a pennello in questa fase in cui si auspica equità sociale sia a destra che a sinistra. Perché potrebbe portare delle risorse spendibili per frenare l'emorragia dei debiti sovrani dell'Eurozona che per i Paesi più colpiti, fra cui l'Italia, vuol dire alti interessi sul debito e difficoltà delle banche a sostenere le imprese che, di conseguenza, perdono competitività nei confronti di aziende che operano in Paesi che pagano tassi bassi per finanziarsi (Germania, Austria, Olanda, Regno Unito, Inghilterra, ecc.).

Francia all'attacco
Questa tassa "panacea", però, divide le politiche e le strategie dei vari Stati. La visione più aggressiva è quella della Francia. Il presidente Nicolas Sarkozy ritiene «inaccettabile che le transazioni finanziarie siano le sole transazioni esonerate da ogni tassa». Per questo motivo la Francia «non aspetterà che tutti gli altri siano d'accordo. La metteremo in pratica perché ci crediamo». Ieri il ministro delle Finanze della Francia, Francois Baroin ha assicurato che la tassa sulle transazioni finanziarie «vedrà il suo giorno nell'anno in corso».

Se la Francia è disposta a procedere anche da sola, la Germania pone come condizione quella che venga applicata dai 27 Paesi dell'Unione europea. «La Germania ha da molto tempo la stessa posizione sulle Tobin tax - ha risposto oggi in conferenza stampa dal canto suo il portavoce del governo di Angela Merkel Steffen Seibert -. L'auspicio di inserirla a livello mondiale non può essere realizzato adesso, ma l'obiettivo di Berlino è che la tassa sulle transazioni finanziarie sia imposta nell'Europa a 27».

Mentre l'Inghilterra si oppone fermamente. Monti, ieri da Parigi, ha tentato una mediazione promettendo un'apertura dell'Italia mettendo però in guardia dai tentativi di giocare in solitario su questo argomento.

Ci sono poi Paesi che da tempo si sono mossi in questa direzione. Come il Belgio che ha già approvato (nel 2004) una legge per introdurre la Spahn tax (una sorta di Tobin Tax) qualora tutti i Paesi dell'Eurozona si adeguino a una tassa sulle transazioni finanziarie.

Roadmap verso la Tobin Tax
La Tobin tax sarà comunque uno dei temi dell'incontro bilaterale in programma a Berlino lunedì prossimo fra Sarkozy e Merkel, secondo quanto affermato dal portavoce del governo tedesco. Parigi si è sbilanciata dicendo che una proposta franco-tedesca sarà presentata il 23 gennaio a Bruxelles, e i due paesi vogliono mettere la proposta in agenda del summit europeo del 30 gennaio.

Banche nel mirino
Una Tobin tax penalizzerebbe banche e istituti finanziari (fra cui fondi hedge) che generano ampi margini dalle attività di trading a breve termine. Attività che negli ultimi anni, dallo scoppio della crisi subprime in poi, hanno permesso a molti istituti di rimpinguare bilanci altrimenti strozzati da pesanti svalutazioni. Per questo motivo, ieri, secondo alcuni analisti, quando sono arrivate le dichiarazioni francesi su un'imminente approvazione della Tobin Tax («entro il 2012») le Borse - comunque in un clima di scarsa liquidità/alta volatilità per via dell'Epifania - hanno virato al ribasso. Trascinate appunto dai titoli finanziari.

I rischi di un'applicazione dimezzata
Tuttavia, va precisato che la Tobin Tax resta tecnicamente una tassa di difficile applicazione, se non a livello globale. Nel caso fosse applicata da un singolo Paese (come in queste ultime ore sta paventando Sarkozy in una crociata contro la grande finanza, non dimenticando che il 22 aprile 2012 si terranno le elezioni presidenziali in Francia) o da pochi Paesi con aliquote differenti, ci sarebbe il serio rischio di alimentare la speculazione, anziché scoraggiarla. Come mai? Gli investitori preferirebbero operare in Paesi detassati o potrebbero effettuare arbitraggi finanziari giocando tra le differenti aliquote.

Forse è questo il vero motivo per cui la Tobin Tax attende da ormai 40 anni di essere attuata.

www.twitter.com/vitolops

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