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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 07:38.

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di Stefano Carrer
Ha deciso per l'anno prossimo di ricevere uno stipendio annuale di un solo dollaro. Ma non è certo da commiserare: a 27 anni, Mark Zuckerberg sta per diventare il quarto uomo più ricco degli States, alle spalle solo di Bill Gates (Microsoft), Warren Buffet (Berkshire Hathaway) e Larry Ellison (Oracle). Con l'Ipo di Facebook in arrivo forse già a maggio, il giovane co-fondatore e ceo potrebbe vedersi riconoscere un valore fino a oltre 28 miliardi di dollari per la sua quota del 28,4%. Nella documentazione alla Sec, non è stato precisato il numero di azioni che saranno collocate: la cifra di 5 miliardi di dollari come obiettivo di raccolta è puramente indicativa e il vero target che circola arriva al doppio, in quanto si punta a una valutazione della società tra i 75 e i 100 miliardi di dollari, pari a 100 volte l'utile netto e a quasi 27 volte i ricavi.

Logico che quella che promette di essere la maggiore Ipo tecnologica della storia non solo evochi gli eccessi del boom hi-tech della fine degli anni '90, ma finisca per provocare interrogativi che sconfinano dall'economia alla filosofia. Mentre sono numerose le aziende dell'economia reale costrette ad attendere tempi migliori per sbarcare in Borsa, un'azienda che poggia il suo modello di business sul più immateriale dei beni (le conversazioni private) ha una scadenza quasi obbligata per proporsi al mercato: il 30 aprile, data entro cui, secondo le regole Sec per società che hanno superato i 500 azionisti e i 10 milioni di dollari in asset - le vengono richieste dettagliate informative pubbliche, costringendola a una svolta tale da rendere irrazionale un rifiuto del 'listing'. Ma Facebook può permettersi di snobbare il nervosismo generale degli investitori. Non c'è crisi europea o iraniana che sembri riguardarla: Zuckerberg - nessuno ne dubita ‐ farà ricche persone e entità che si sono trovati a scommettere da tempo ‐ per calcolo quasi profetico o per puro caso -sulla sua impresa. È il club più esclusivo del momento, fatto di poche centinaia di soggetti che avranno il privilegio di avere le azioni, in sostanza, al prezzo di offerta.

L'elenco - a parte le banche d'affari prescelte, che si spartiranno una torta di almeno 100 milioni di dollari - è quanto mai variegato, a partire dal venture capital: Accel Partners è il secondo azionista attuale con l'11% circa, seguito dalla russa Dst Global con un 7% pari alla quota del co-fondatore Dustin Moskovitz. Ci sono l'immancabile Goldman Sachs con il 3,5% e molti dei 3.200 dipendenti. Dalla documentazione alla Sec, emergono anche gratificazioni oltre le attese sul versante 'familiare', che premieranno ad esempio il lungimirante padre di Zuckerberg (tra i primi finanziatori) e Molly Graham, figlia del presidente del board. Già leggendari sono casi come quello del graffitaro califoniano di origini coreane David Choe, che nel 2005 accettò di essere pagato in azioni per istoriare le pareti del primo ufficio a Palo Alto: a 35 anni, potrebbe ritrovarsi in tasca fino a 200 milioni di dollari.

Tutti gli altri comuni mortali - ricompresi tra gli 845 milioni di utenti - dovranno mettersi in fila per comprare titoli dopo l'inizio degli scambi, a un prezzo più alto. Dovranno poi assumersi i rischi associati all'investimento hi-tech in un contesto in rapida evoluzione, più alcuni (sottolineati velenosamente da qualche analista) legati allo stesso Zuckerberg: il ceo manterrà il controllo della maggioranza assoluta dei diritti di voto e - da guru più che da businessman - ha spiegato che il suo obiettivo è più ampio o più alto di quello della mera massimizzazione dei profitti. Su un terreno preparato da un anno in cui le Ipo del comparto Web hanno raccolto più soldi da un decennio a questa parte, l'arrivo del maxicollocamento sta spingendo gran parte del settore, 'best performer' da inizio anno in Borsa. Facebook ha già vinto la sua scommessa, anche se non abbondano gli esperti pronti a pronosticare una replica del prolungato boom borsistico di Google, se non altro perché la valutazione di partenza sarà ben più alta.

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