Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2012 alle ore 20:17.

My24

di Luca Davi
Dopo lo sprint di venerdì legato al buon risultato dell'occupazione americana (calata all'8,3%), le Borse mondiali ripartono lunedì dall'Eurozona e dai suoi problemi. La settimana entrante dovrebbe rivelarsi avara di dati macroeconomici di rilievo e d'altra parte anche la stagione delle trimestrali americane, superata da tempo metà strada, ha già alzato il velo sui numeri dei grandi colossi a stelle e strisce.

L'attenzione degli investitori sarà dunque focalizzata sulla Grecia. Ieri il ministro delle Finanze di Atene, Evangelos Venizelos, ha detto che le trattative rimangono «sul filo del rasoio». È vero che la vicenda greca si trascina tra altalenanti annunci da tre mesi, ma è anche vero che nonostante tutte le incertezze, il barometro dei mercati da qualche settimana è impostato sul "bel tempo". L'S&P 500 è salito del 25% rispetto ai minimi di ottobre, confermando un trend da bull market.

E le borse europee hanno messo a segno il miglior avvio d'anno dal 1998, con uno Stoxx 600 in progresso del 4% in gennaio. La sensazione è che il rally sia guidato da forze opposte: da una parte la promessa di denaro facile da parte delle banche centrali (come ha dimostrato l'operazione Ltro della Bce alle banche europee); dall'altra la convinzione che le economie stiano tirandosi fuori dal pantano della recessione - come ha dimostrato il calo della disoccupazione americana che nel 2009 aveva toccato il 10% - e che, per questa ragione, avrebbero meno bisogno del doping della moneta facile.

Paradossi a parte, il dato di fatto è che l'approccio degli investitori nei confronti del debito periferico sta cambiando. Vuoi perchè la speculazione internazionale pare sazia, vuoi perchè l'Italia - fino allo scorso dicembre possibile responsabile di un default globale - sta recuperando credito in tutto mondo, le preoccupazioni sull'Eurozona sono meno intense: basti pensare che da novembre a oggi i titoli bancari europei sono saliti del 36%, mentre i titoli di Spagna e Italia hanno guadagnato il 20% circa. I 489 miliardi distribuiti a dicembre dall'Eurotower alle banche del Vecchio stanno insomma indirizzandosi nella direzione auspicata, ovvero quella dei bond governativi. La conferma si ha dal calo dello spread dei rendimenti italiani, che dai 527 punti toccati a inizio gennaio è crollato a 377 punti venerdì, i minimi da dicembre. In settimana si è ridotto ulteriormente anche il gap con la Spagna, calato di 20 punti. Gli osservatori sono fiduciosi nella seconda tornata dell'operazione a termine della Bce, fissata per il 28 febbraio, quando, secondo alcune stime, gli istituti potrebbero chiedere fino a mille miliardi di euro di prestiti. Soldi che aiuterebbero a ridare ulteriore fiato al sistema interbancario, a sostenere ulteriormente i prezzi dei titoli governativi periferici e a concedere nuovo slancio ai listini azionari.

Per quanto riguarda la settimana, gli unici spunti di rilievo dovrebbero arrivare invece dalle nuove richieste di sussidi disoccupazione, dall'Indice di fiducia dell'Università del Michigan e dai dati sul commercio Usa. Il Consumer sentiment index, che sarà diffuso venerdì, dovrebbe registrare la risposta dei consumatori agli ottimi dati sull'impiego, che hanno segnalato la creazione di 243mila posti di lavoro in gennaio. Secondo le previsioni il sentiment a inizio febbraio sarebbe a 74 punti (dati Dow Jones), dopo essere salito a 75 punti a fine gennaio. Sempre venerdì, il ministero del Commercio Usa rivelerà i dati sul deficit commerciale americano di dicembre. Le attese sono per un leggero ampliamento a 48,5 miliardi di dollari, dai 47,8 di novembre. La stagnazione europea starebbe insomma rallentando l'export a stelle e strisce.

E a proposito di Wall Street e della crisi che attanaglia il settore della finanza, sarà da vedere quali saranno le reazioni delle altre banche d'affari americane alla scelta, operata da Goldman Sachs, che ha ridotto del 44%, a 7 milioni di dollari, il bonus dell'a.d. Lloyd Blankfein per il 2011. Il manager aveva ricevuto 12,6 milioni di dollari nel 2010. È la prima volta da quando è iniziata la crisi finanziaria che Goldman Sachs taglia il bonus in titoli del proprio amministratore delegato. Recentemente lo stesso ceo di Morgan Stanley ha ricevuto un bonus di 5,1 milioni di dollari, la metà del 2010.

luca.davi@ilsole24ore.com

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi