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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2012 alle ore 14:30.

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Nei primi 100 giorni alla guida della Bce, Mario Draghi si è rivelato "rapido e pragmatico": ha fugato l'impressione di un'eurozona sull'orlo del baratro e ha contribuito a tenere lontano il "credit crunch". Restano "profondi problemi economici e politici", ma i prestiti triennali a buon mercato offerti alle banche sono stati "un modo abile" per guadagnare tempo.

Un "Italian Job" nel senso migliore del termine per il Financial Times, che dedica un'analisi all'operato di Draghi in occasione dei suoi 100 giorni di presidenza della Banca centrale europea.

E' la destrezza dimostrata che probabilmente evoca il famoso film "The Italian Job". E traspare ammirazione dall'articolo da Francoforte di Ralph Atkins, "Crisi dell'eurozona: un modo abile di prendere tempo".
Il corrispondente del quotidiano britannico ricorda il pranzo dello scorso 16 novembre, quando Draghi riunì a Francoforte 25 amministratori delegati delle principali banche europee. Un pranzo che certamente entrerà nella storia della crisi dell'eurozona. "Gli ospiti erano ansiosi per le mosse della Bce, preoccupati per le difficoltà di liquidità" e qualcuno ricorda che "c'era un senso di paura". "L'escalation della crisi dei debiti sovrani aveva paralizzato i mercati finanziari, lasciando le banche a corto di finanziamenti cruciali; cresceva il rischio di un disastro che si sarebbe ripercosso nell'economia globale". "Quello che è importante è ristabilire la fiducia", aveva detto al Ft Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, prima di partire per l'incontro di Francoforte.

Arrivato alla Bce da appena due settimane, Draghi era cauto. Aveva annunciato che non avrebbe sostenuto le finanze pubbliche. Il programma di acquisto di titoli sovrani lanciato dal suo predecessore, Jean-Claude Trichet, sarebbe stato severamente limitato.

Ma stava maturando "un'idea che avrebbe ribaltato le sorti dell'eurozona o quanto meno dissipato l'impressione che fosse sull'orlo del collasso". Più tardi, convinto dai colloqui con i banchieri di avere una chance di successo, Draghi mise a punto insieme ai suoi colleghi del board della Bce un'offerta "senza precedenti", l'operazione Ltro (Long term refinancing operation), convenienti prestiti triennali alle banche con l'obiettivo di fornire un "muro di denaro" per proteggere il sistema bancario ed evitare una versione europea del crollo di Lehman Brothers del 2008.
L'effetto dell'operazione fu sensazionale, osserva il Ft. Prima di Natale, 523 banche avevano preso in prestito un totale di 489 miliardi di euro, equivalente al 5 per cento del Pil dell'eurozona. "Nel far ciò – scrive il Ft - Draghi dimostrò di essere un decision-maker rapido e pragmatico". Certo, puntualizza il Financial Times, "la crisi è lungi dall'essere risolta", visto che l'indebitamento greco potrebbe ancora far sprofondare l'eurozona nella turbolenza. "Ma Draghi si è dimostrato capace di prendere tempo".

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