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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 18:04.

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Atene, le tre sfide impossibili per la salvezza definitiva (Afp)Atene, le tre sfide impossibili per la salvezza definitiva (Afp)

Atene per ora è salva, ma tutti sanno che il difficile comincia ora. Il sacrificio degli investitori privati che hanno visto tagliati del 74% i propri crediti verso la Grecia regala una boccata d'ossigeno. Permetterà l'arrivo degli aiuti internazionali e il rimborso dei 14 miliardi di debito in scadenza il 20 marzo. Si è evitato il default incontrollato che avrebbe provocato secondo le stime dell'Iif (l'associazione mondiale delle grandi banche) perdite per mille miliardi al sistema finanziario internazionale.

Ma è ovvio che ora tocca alla Grecia. Tamponata la mina del debito da qui in avanti deve fare in modo di farcela da sola. E qui è il problema. Come fa un paese sottoposto a dure misure di austerity fiscale a ritrovare quella crescita in grado di rendere sostenibile negli anni a venire il peso, che resta elevato, del proprio debito? Ecco tre nodi da superare.

La crescita: serve il miracolo
Per centrare l'obiettivo indicato dall'Fmi di un debito pubblico al 120% del Pil (il livello attuale dell'Italia) nel 2020, cioè tra 8 anni, la crescita ellenica dovrebbe secondo gli analisti di Credit Suisse mettere a segno un incremento medio annuo dal 2014 al 2020 del 2,3%. Posto che il 2012 e il 2013 saranno anni persi dato che le stime indicano il paese ancora in profonda recessione. Uno scenario che sa di miracolistico. La storia insegna che la Grecia dal 2008 è sempre stata in recessione. Il Pil è sceso del 3,3% nel 2009; del 3,5 ne 2010 e l'ultimo trimestre del 2011 ha segnato un -7,5%, peggio delle aspettative di pochi mesi prima. Un crescendo in profondo rosso che in soldoni ha voluto dire che il prodotto interno lordo ha perso per strada qualcosa come 20-25 miliardi di euro dalla crisi Lehman. Chiedersi come farà nei prossimi anni a invertire la tendenza non è ozioso. La disoccupazione è passata dal 7,7% del 2008 al 18% stimato dall'Fmi per quest'anno. Gli investimenti in capitale fisso cadono a doppia cifra anno su anno dal 2008. I consumi privati e pubblici sono scesi nel 2011 rispettivamente del 7 e dell'8,5%. Un paese al collasso. Crescere di oltre il 2% nei prossimi anni vorrebbe dire correre a un ritmo doppio rispetto alla crescita che l'Italia (che certo non è la Grecia) ha avuto negli ultimi 15 anni.

Il deficit: la voragine
Non c'è avanzo primario del bilancio pubblico di Atene almeno dal 2006. Il saldo primario è caduto del 10 e del 5% nel biennio 2009-2010. E se non si ottiene un avanzo primario il debito non può che continuare a salire. E sempre per rispettare quell'equilibrio di sostenibilità del debito posto a 120% del Pil al 2020 occorrerebbe realizzare un avanzo di bilancio dell'1,7% già nel 2013 per poi accelerare sopra il 4% negli anni dal 2014 al 2020. Vista così è fantascienza o meglio un bel libro delle illusioni.
Gli analisti del Credit Suisse hanno simulato cosa accadrebbe al debito greco se solo la crescita e il saldo primario fossero più bassi di un solo punto percentuale rispetto allo scenario base. Ebbene, la curva del debito sul Pil non scenderebbe mai sotto il 150% del Pil neppure negli anni dal 2020 al 2030. Altro che sostenibilità del debito.

La mina delle banche: 11,4 miliardi di deficit patrimoniale
Le banche greche sono sull'orlo del collasso da tempo. Del resto se l'economia sprofonda per un sistema bancario chiuso come quello ellenico la sorte non può essere diversa. Basti ricordare che da tempo le banche greche dipendono per la loro tenuta dai 100 miliardi di euro di finanziamenti garantiti dalla Bce. Senza quelli gli istituti sarebbero già falliti. Le banche hanno vissuto l'emorragia o meglio la fuga dei depositanti. Oltre 40 miliardi di euro si sono volatilizzati negli ultimi anni. E le sofferenze sui prestiti sono a livelli record. Ora in più c'è la grana delle perdite sui bond di Atene che contavano per più di 38 miliardi di valore di carico sui bilanci degli istituti. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno stimato un deficit di capitale pari a 11,4 miliardi di euro dopo l'operazione del taglio del debito privato dell'altro ieri. Soldi che qualcuno dovrà mettere nelle casse delle banche. Già ma chi? Gli azionisti, lo Stato? Difficile che queste risorse si possano reperire tanto facilmente. Un'altra mina sul cammino greco.

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