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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2012 alle ore 08:16.

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Sempre più in basso. L'inondazione di liquidità della Banca centrale europea (Bce) non ha tardato a manifestare i propri effetti e i tassi Euribor si sono improvvisamente ridotti fino a tornare vicini ai minimi storici di due anni fa: ieri la scadenza a un mese è scesa fino allo 0,46% (era arrivata poco sotto lo 0,4% nel marzo 2010) e quella a 3 mesi allo 0,86% (0,63% il record). Soltanto nove mesi fa entrambi i tassi, che servono per determinare le rate dei mutui variabili, erano sopra l'1% e tutti cercavano di valutare l'impatto di nuovi rialzi.

Oggi invece la situazione è diametralmente opposta e le mosse di Francoforte funzionano da ossigeno puro per le famiglie alle prese con la rata di un prestito variabile. Il beneficio varia di caso in caso, a seconda della durata residua (la sensibilità ai tassi cresce per quelli più lunghi) e dal meccanismo di indicizzazione (alcuni prodotti potrebbero essere ancora legati agli Euribor più elevati di qualche mese fa). Ma si può calcolare un risparmio medio attorno al 5% rispetto all'estate scorsa: per un mutuo ventennale da 100mila euro si pagava 538 euro a luglio e si devono versare 510 euro adesso.

E l'impatto delle mosse Bce non è destinato a esaurirsi qui, perché se anche non arriveranno nuovi tagli dei tassi ufficiali dall'Eurotower (attualmente all'1%), l'effetto liquidità contribuirà a rallentare ancora un po' l'Euribor. I future quotati sul mercato di Londra prevedono un'ulteriore discesa per il tasso a 3 mesi fino allo 0,7% di settembre e poi, quando prevedibilmente la situazione in Europa si sarà assestata, un graduale recupero che potrebbe garantire rate «leggere» ancora per diversi anni alle famiglie italiane.

Dove la situazione è molto meno promettente è sui prodotti di nuova stipula: chi si è avvicinato a una banca negli ultimi mesi avrà sicuramente notato che i tassi non si sono certo ridotti, anzi. Se la scorsa estate un variabile si poteva avere, secondo le rilevazioni del broker Mutuionline, versando 530 euro al mese per ogni 100mila euro presi a prestito, oggi servono almeno 594 euro nonostante la discesa dell'Euribor. Un rincaro di circa il 12%, che diventa addirittura superiore al 16% quando si considera un prestito a rata fissa (passato da 617 a 718 euro nello spazio di 9 mesi).
Il motivo di questa biforcazione è semplice: la crisi finanziaria ha favorito da una parte il calo dei tassi di base (Euribor e anche Irs), ma ha anche provocato l'impennata degli spread, cioè dei ricarichi che le banche applicano per arrivare al tasso finito destinato alla clientela.

Sulle cause di quest'ultimo fenomeno (e sul fatto che i rincari siano giustificati o meno dal maggior costo della raccolta delle stesse banche) si è a lungo discusso. Quel che è certo è che gli effetti sono sotto gli occhi di tutti perché sempre in base alle rilevazioni di Mutuionline, lo spread medio praticato per le offerte sul web è praticamente triplicato nel giro di pochi mesi: dall'1,3% dello scorso giugno (prima che la crisi del debito italiano deflagrasse) fino al 3,6% di febbraio, un'ascesa inarrestabile.

Qualche novità, anche su questo versante, le ultime settimane l'hanno però portata. L'ondata di denaro a buon mercato (1%) distribuita dalla Bce ha alleviato le difficoltà di finanziamento delle banche italiane e gli effetti iniziano timidamente a farsi vedere anche sugli spread: alcune banche hanno iniziato a fare marcia indietro, altre hanno quantomeno arrestato l'avanzata dei tassi. I prossimi mesi diranno se si tratta di un fuoco di paglia, o se gli italiani potranno tornare davvero a stipulare mutui a prezzi competitivi.

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