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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2012 alle ore 14:41.

JP Morgan Chase Bank Na, filiale di Milano, chiude i rapporti con lo Ior, la Banca vaticana da tempo nel mirino della Procura di Roma per presunta violazione della normativa antiriciclaggio. La rottura è stata comunicata con una lettera del 15 febbraio scorso, in cui si legge che il conto dello Ior «verrà chiuso il giorno 30 marzo 2012» ma che già dal 16 marzo non saranno più eseguiti bonifici «di importo non rilevante, ricevuti via swiftnet file act».
La ragione della rottura è spiegata nella stessa missiva, in cui JP Morgan prende atto che lo Ior è «impossibilitato a rispondere» alle richieste di ulteriori informazioni riguardanti alcuni pagamenti trasmessi dal conto presso la filiale di Milano, ma al tempo stesso ricorda che le attività bancarie della filiale sono regolate «sia dalle leggi dello Stato italiano che dalle Policy interne» per cui, confrontando le motivazioni dello Ior con le direttive di entrambi gli istituti, JP Morgan ritiene di «non avere sufficienti informazioni per poter continuare a fornire il servizio di pagamenti e incassi dal conto n. 1365».
Il conto 1365 era stato acceso nel 2009, quando la filiale di Milano JP Morgan - emanazione del gruppo bancario americano - acquisisce come cliente lo Ior, titolare di conti presso la stessa banca sia a New York che a Francoforte. Il conto viene monitorato dalla struttura di controllo antiriciclaggio di JP Morgan (operante nel Regno unito, con raggio d'azione su Europa, Medio Oriente e Africa) perché risultano accrediti non attribuiti agli effettivi beneficiari ma allo stesso Ior.
Nel 2010, dopo le note iniziative della Procura di Roma nei confronti della Banca vaticana, JP Morgan qualifica lo Ior come cliente ad alto rischio e stipula un accordo con la Banca vaticana sugli obblighi di informazione, ai fini della verifica rafforzata prevista dall'articolo 28, comma 4, del decreto 231 del 2007.
Il conto 1365 presso la filiale di Milano ha una particolare caratteristica: in forza di una clausola contrattuale (sweeping facility), il saldo di fine giornata viene portato a zero e il suo contenuto refluisce sul conto Ior a Francoforte. I movimenti sono elevati, certamente superiori al miliardo di euro nell'arco di tempo di un anno e mezzo. Nell'ottobre 2011, il Procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi e il sostituto pm Stefano Fava, titolari dei procedimenti in corso nei confronti dello Ior, chiedono lumi all'Uif - l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia - sul modo di operare del conto. Le ispezioni di Bankitalia portano a formulare specifiche richieste a JP Morgan Chase Bank NA, filiale di Milano, su specifici movimenti di danaro e, a sua volta, JP Morgan si rivolge allo Ior per ottenere tali informazioni, ricevendo però un rifiuto. Di qui la lettera del 15 febbraio per comunicare la chiusura definitiva del conto a far data dal 30 marzo 2012.
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