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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 10:46.

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L'Italia deve ridurre le tutele sul lavoro, raccomanda l'Ocse. Ma è in buona compagnia: tra i numerosi Paesi elencati in un rapporto pubblicato oggi dall'Ocse compare infatti perfino la Germania, che in questi giorni viene spesso presa a modello per la riforma del mercato del lavoro di cui tanto si discute in Italia.

Nello studio di oggi l'Ocse ha riproposto l'elenco di raccomandazioni avanzate ai vari paesi dell'area euro pubblicate nei mesi passati. E sul mercato del lavoro l'Italia compare in quella che chiede appunto di «ridurre le tutele», assieme a Germania, Francia, Spagna, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Slovenia. L'altra raccomandazione dell'Ocse sul lavoro in cui viene inclusa l'Italia è quella di «riformare il sistema di contrattazioni salariali», in questo caso assieme a Belgio, Spagna e Slovenia.

Gurria: positiva la riforma varata da Monti
Il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, accoglie con favore la riforma del lavoro varata dal Governo e si «congratula» con l'esecutivo Monti per aver proposto al parlamento un pacchetto di misure ad ampio raggio. «La riforma - afferma - è un passo decisivo per risolvere i principali problemi del mercato del lavoro italiano». L'Ocse, spiega Gurria, continuerà a supportare le autorità italiane in questo ambiziosa agenda di riforma. Le misure adottate, sottolinea possono contribuire a risolvere i persistenti problemi del mercato del lavoro, come la bassa occupazione delle donne e la disoccupazione giovanile, aumentata in modo particolare con la crisi».

Per l'Italia «sfide spaventose»
«Le recenti misure per risanare i conti prese da Grecia, Italia, Portogallo e Spagna sono passi importanti ma le sfide restano ancora spaventose»: lo ha detto il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, presentando l'ultimo rapporto sulla zona Euro.

Possibili nuove manovre

«I Paesi che che si trovano sotto stretto scrutinio dei mercati devono rispettare i target di bilancio ed essere pronti a nuove misure di consolidamento se necessario»: è quanto si legge nell'ultimo rapporto Ocse sull'Eurozona, secondo cui «serviranno molti anni per raggiungere un livello prudente di debito/Pil». E anche se le condizioni economiche sono migliorate da dicembre grazie all'azione della Bce, «il debito pubblico in rapporto al pil é alto nella maggior parte dei paesi Eurozona e la fiducia dei mercati nel debito sovrano dell'area é fragile», spiega l'Ocse.

Prospettive di crescita incerta
Le prospettive di crescita sono infatti «inusualmente incerte» e dipendono dalla soluzione della crisi del debito sovrano», spiega l'Ocse, che nel rapporto sull'Eurozona ha confermato le stime del Pil 2012 e 2013 a +0,2% e +1,4% rispettivamente. Molto dipenderà dall'azione dei governi: misure efficaci per contrastare la crisi finanziaria possono comportare una crescita più forte, ma «ci sono ampi rischi al ribasso perché l'assenza di tali azioni aprirebbe la strada a una recessione severa».

Aumentare il Fondo salva-Stati
«Gli squilibri economici nella zona Euro sono stati affrontati in modo incompleto, creando una nuova instabilità a metà 2011», e ciò rende «necessario aumentare il fondo salva-Stati per fornire sostegno credibile ai Paesi vulnerabili», si legge poi nel rapporto Ocse.

Il sistema di supervisione finanziaria nell'Eurozona
Il sistema di supervisione presenta debolezze perché è ancora sostanzialmente basato sulla supervisione e di gestione delle crisi a livello nazionale, afferma l'Ocse. Per questo é necessario un «sistema comune di gestione delle crisi delle istituzioni finanziarie e di risoluzione (fallimento ordinato delle banche, ndr) sostenuto da fondi adeguati possibilmente in maggioranza privati». Gli accordi di gestione delle crisi vanno migliorati senz'altro per i gruppi bancari paneuropei.

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