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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2012 alle ore 17:34.

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Giuseppe Vita (Imagoeconomica)Giuseppe Vita (Imagoeconomica)

Sei settimane di incontri, un consulente internazionale, una shortlist e un amministratore delegato abile a vestire i panni del mediatore. C'è una nuova procedura dietro alla designazione di Giuseppe Vita per la presidenza di UniCredit. Una procedura nuova per Piazza Cordusio e più in generale per le grandi banche italiane: raramente, finora, si era sperimentato un iter così rapido e discreto, accanto a una discussione – almeno formalmente – incentrata più sui requisiti che sui nomi. Un insieme di fattori, questo, che alla fine si è rivelato decisivo per approdare a un accordo unanime su Giuseppe Vita.

La sua designazione era nell'aria già ieri. Bocche cucite tra tutti i soci sui nomi, però l'uniformità di vedute sul profilo ideale del presidente portava chiaramente verso Giuseppe Vita, forte di quelle esperienze molto bancarie e in gran parte internazionali, considerate decisive per monitorare la gestione della banca ma anche di coprirne le spalle a livello nazionale e non soltanto. Classe 1935 e cavaliere del lavoro dal 1990, è presidente di Allianz Italia e Banca Leonardo, ex numero uno di Deutsche Bank (di cui è attualmente presidente onorario) e presidente del comitato di sorveglianza di Axel Springer.

Il nome del successore di Dieter Rampl è emerso dagli incontri che fino a pochi minuti fa si sono tenuti nella sede milanese di Via Broletto, a due passi da piazza Cordusio. Il primo degli incontri, alla presenza dell'amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni (sempre in prima linea nei contatti di queste settimane tra gli azionisti italiani ed esteri) ha visto coinvolti i rappresentanti delle Fondazioni azioniste, che – entrando questa mattina nella sede secondaria della banca – avevano fatto trapelare un forte ottimismo sulla possibilità di approdare a un accordo.

Punto di partenza, la shortlist sui candidati redatta dal vice presidente Vincenzo Calandra Buonaura con la consulenza di Egon Zehnder, un elenco partito da 20 nomi e gradulamente scremato fino a quattro: oltre a Vita, l'altro favorito Gian-Maria Gros Pietro, l'economista Angelo Tantazzi e Massimo Tononi, ex Goldman Sachs ora alla presidenza di Borsa Italiana. Al termine del primo incontro ristretto alle fondazioni, il tavoli si è allargato agli azionisti privati, vale a dire i rappresentanti dei gruppi Caltagirone, Della Valle, Del Vecchio e Maramotti, tutti titolari di una quota vicina all'1%, ma anche degli arabi di Aabar.

Di qui, come previsto, è emerso il nome del prossimo presidente della banca, un accordo che subito è stato registrato dal comitato governance della banca, convocato per oggi in vista del cda del 19 aprile.
Chiusa l'intesa sulla presidenza, adesso l'attenzione si sposta sulla composizione del nuovo consiglio di amministrazione della banca, che scenderà da 23 a 19 posti; in particolare c'è da accontentare le Fondazioni più piccole (CrTrieste, Cassamarca, Manodori e Bds, a cui fa capo dallo 0,7% in giù).

Sempre restando al prossimo board, ieri a Torino la Fondazione Crt ha confermato come propri rappresentanti Fabrizio Palenzona e Antonio Maria Marocco; pare certa la conferma di Lucrezia Reichlin ed Helga Jung, mentre tra i rappresentanti della Fondazione Cariverona dovrebbe figurare il professor Candido Fois.

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