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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2012 alle ore 17:45.

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Famiglia Ligresti (Agf)Famiglia Ligresti (Agf)

Le banche creditrici di Sinergia e Imco, le due holding della famiglia Ligresti per le quali la Procura ha chiesto il fallimento, hanno dimostrato una disponibilità di massima nei confronti del piano di ristrutturazione del debito annunciato oggi dai legali delle due società. Il piano dovrebbe essere presentato il prossimo 13 giugno e prevede la vendita degli immobili per 293 milioni al fondo Hines, il quale si accollerebbe 243 milioni di debiti e metterebbe 50 milioni in cash.

Nella bozza del piano di ristrutturazione del debito di Sinergia e Imco è previsto che le banche creditrici escutano i titoli Premafin già in pegno. Inoltre, secondo quanto appreso, gli istituti diventerebbero proprietari anche delle quote dei fondi di investimento detenute dalle due holding della famiglia Ligresti. Il controvalore delle azioni Premafin e delle quote dei fondi ammonta complessivamente a 71,5 milioni di euro. Le banche hanno in pegno il 20,005% del capitale.

Sinergia questa mattina ha chiesto al tribunale di Milano un rinvio della procedura fallimentare, dopo l'istanza depositata dalla procura, proprio per avere il tempo di definire un piano di ristrutturazione del debito secondo l'articolo 182 bis. Il tribunale ha concesso tempo fino al 13 giugno prossimo. All'udienza di oggi davanti al giudice Roberto Fontana, erano presenti per Sinergia, il vice presidente, Claudio Calabi, e gli avvocati Giuseppe Lombardi e Marco De Luca.

Sinergia punta quindi a depositare l'accordo di ristrutturazione entro la data del 13 giugno 2012, quando il tribunale ha fissato una nuova udienza per la discussione della istanza di fallimento depositata dal pm Luigi Orsi. Appena terminata l'udienza per Sinergia è iniziata quella per Imco, l'altra holding della famiglia Ligresti per cui la procura di Milano ha chiesto il fallimento.

Le due società, tramite le quali viene controllata una quota di Premafin, hanno un debito di circa 400 milioni di euro, principalmente verso le banche. Secondo la procura, a fronte di attivi per circa 290 milioni di euro ci sarebbe un buco da 100 milioni di euro, al quale si aggiunge un bisogno di liquidità per portare avanti l'operatività al 2014 di 50 milioni di euro.

Intanto Mediobanca si è detta disponibile «a sterilizzare e impegnarsi a vendere ogni partecipazione in Fonsai e in Unipol» che il gruppo di piazzetta Cuccia dovesse possedere per effetto della concentrazione Unipol-Fonsai. Così l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, al termine dell'audizione all'Antitrust con il presidente Giovanni Pitruzzella e il direttore generale Giovanni Calabrò.

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